sabato 20 ottobre 2012

Tabù (F.W.Murnau,1931)

Quando al funerale di Murnau Fritz Lang prese la parola per parlare del suo collega e amico pronunciò parole commosse di ricordo e molte di accusa (le stesse che Murnau usò in vita) verso quello che già sembrava allora il destino della cinematografia moderna...il profitto ad ogni costo. Moriva con Murnau un caposaldo della "settima arte", che girava film per costruire capolavori e nulla mai meno di questo. Metteva lo stesso impegno in un campo largo per un paesaggio che nella scena madre di ogni film. Simboliche e originali le storie, perfette e iconiche le inquadrature. Ebbe collaboratori eccellenti, personaggi come C.Mayer per le sceneggiature o un vincitore di Oscar come Crosby a "fotografare" le sue opere. Tanto genio rischiò l'oblio per le invidie (come non esserlo per tanta grandezza?) di colleghi e produttori, i quali fecero pesare scelte private e sessuali di Murnau come la peste da allontanare. Tanto rancore e desiderio di libertà sfociò in quest'ultima sua opera zeppa di invettive verso il proconcetto e l'ignoranza...dove (ahime') non potremo far a meno di riscontrare anche quella consapevolezza di aver perso quella lotta, di essere un debole singolo individuo contro un mostro chiamato "ottusità". Vorrà per il suo film un luogo incontaminato, dove meno che in altri l'uomo avesse fatto già danni. La Polinesia e il suo oceano in quel finire degli anni 20 era un lontanissimo e idilliaco luogo...natura e corpi, uniti a mostrare la loro perfezione. La trama: La bellissima Reri vive nel paradiso di Bora Bora con il suo Matahi. Fanno da contorno a quell'amore spiagge da sogno e tutto quello che la natura dona senza pretendere. Matahi è forte, un guerriero, e nulla sembra poterlo allontanare dalle braccia della sua amata. Il fato e la comunità, con le sue leggi ancestrali, distruggeranno quel sogno. La morte di una sacerdotessa segnerà, per volere del sacerdote del villaggio, il passaggio di Reri dall'essere una giovane donna a un simulacro inviolabile del dio. Il ragazzo non accetta questa decisione e rapita l'amata fuggirà con lei in un'isola vicina e apparentemente più "libera", dove europei ed asiatici colonizzatori vivono adorando un dio diverso dal loro...il denaro. Quel posto sembra ignorarli e tanto basta ai due per sperare...ma le regole, le leggi e chi le rappresenta li ritroveranno, non vogliono quell'amore e non sarà, non può esserlo mai, un lieto fine. Far partecipare lo spettatore non solo passivamente alla visione di un film, farlo sentire immerso in quelle acque e scaldato da quel sole non è una cosa facile da ottenere. Ci vuole arte vera per tanto risultato. Non è con il nome famoso da cartellone che Murnau otterrà successo (tutti i protagonisti sono presi tra la popolazione di quelle stesse isole), non con mirabolanti inseguimenti o mostri orrendi, solo tanta maestria e sensibilità. Tabù rimane il testamento più bello di un regista "faro" nel panorama dei cineasti di sempre.