mercoledì 17 ottobre 2012

L'ultimo uomo della terra (Ragona/Salkow,1964)

Nessun rumore per le strade della città (città senza nome ma che capiremo essere una indovinatissima Roma/Eur), auto lasciate ai margini e cadaveri disseminati ovunque. Inizia cosi "L'ultimo uomo della terra", film non conosciuto come meriterebbe e uno di quelli che hanno dovuto aspettare un remake hollywoodiano per essere citati nelle recensioni. Tra questo film, che è del 1964, e il remake (Io sono legenda) ne è stato in verità anche prodotto un altro "Occhi bianchi sul pianeta terra" con C.Heston del '71, ma su quello possiamo soprassedere...è meglio. Torniamo al nostro. La trama: Il dottor Morgan sembra essere l'ultimo uomo sopravvissuto ad una epidemia, che lui scienziato ha inizialmente sottovalutato,  ricredutosi, cercherà di studiare...ottenere magari un vaccino. Ma il novello Crusoe non è solo...la notte porta quei cadaveri a svegliarsi (fatalmente) e a cercare prede da contaminare succhiandone il sangue. Morgan sa che sono il fuoco e il paletto di legno nel cuore le sue uniche armi...deve uccidere tutti i vampiri, rastrellare la città quartiere per quartiere e finirli...bruciarli. Passano cosi le sue, quasi monotone, giornate...poi incontra Ruth, non ancora vampiro ma già contaminata. Cercherà di salvarla, per lei e per dare una speranza a se stesso. Il futuro del mondo dipenderà da questa sua impresa e ancor più da alcuni sconosciuti compagni di strada....Come gli altri due film è liberamente tratto dal romanzo di R.Matheson "I am legend" del '54, ma tra tutti il più riuscito è sicuramente questo. Il merito devono dividerselo la magistrale interpretazione di V.Price (che è effettivamente tutto il film), la collaborazione dello stesso Matheson alla sceneggiatura e una marmorea Roma presa come set per il film. Forse questa una scelta dovuta al budget inesistente (creare scenografie artefatte è costosissimo) o anche perchè trattasi di una coproduzione Italo/Americana, ma il risultato è notevole. Il futuro descritto nel film è un futuro relativo, in fondo rimaniamo sempre nei '60, e questo aumenta il senso di terrore per il pericolo realmente possibile che deve aver preso i pochi spettatori durante la visione. L'aver scelto date e luoghi decisamente ben individuabili è una trovata eccezionale...lo spettatore italiano vedendo quella Roma chiassosa improvvisamente senza suoni e voci sarà sicuramente scivolato sulla poltrona del cinema...preso da angoscia e ansia. Poi la risata scrosciante e liberatoria di Price mentre vede i filmini della sua famiglia (sterminata dalla malattia) avendo l'intera casa circondata dai "non morti" gelerebbe il sangue anche ad un vero zombi romeriano. Il film nasconde anche e soprattutto una violenta critica alla società che in quella metà dei '60 qualcuno immaginava potesse arrivare o tornare...I contaminati/sopravvissuti come Ruth hanno già le loro regole, le loro divise, ma alla base di ogni nuova comunità di "uguali" c'è sempre la stessa crudele decisione....l'eliminazione del diverso. La creazione del mostro da uccidere quale sacrificio al loro sentirsi "massa di pari"...e preferiranno uccidere una speranza che perdere una sicurezza.