venerdì 16 agosto 2013

La bambola del diavolo - The devil doll (T.Browning,1936)


Un genio, Tod Browning è quel che nessuno definirebbe meno che questo. Aveva lo spettacolo e l'avventura nel sangue, viveva le sue passioni quanto più profondamente si potesse. Lascia una vita agiata per diventare un artista circense, poi attore e regista teatrale e l'inizio degli anni '20 lo vede già fermamente convinto nel voler stupire il mondo con i suoi film. La "settima arte" era la perfetta arma per sprigionare la sua maestria, così come dirigeva i suoi amici nelle rappresentazioni per i vicini a soli 14 anni, ora il suo impeto creativo ha modo di esprimersi e sperimentare appieno. I primi lavori muti e attori iconici come L.Chaney aumentano la sua fama di grande regista e con Lo sconosciuto(1927) toccherà già vette solo sognate dalla maggior parte dei suoi colleghi. Poi Dracula(1931) e Freaks(1932), capolavori…ma non per questo Tod è sazio, ha ancora voglia di saggiare novità, di portare sul telo del cinema lo stupore e i miracoli dei primi, alcuni lasciano basiti ancora oggi, effetti speciali. Lo fa con uno dei suoi ultimi film La bambola del diavolo, dove usa effetti ottici magistrali per rendere esseri umani e animali miniature viventi, capaci di interagire perfettamente con l'attore. Creare la suspance, curare luci, sguardi e inquadrature con una maniacale attenzione da far sembrare impossibile controbattere con qualcosa di meglio…questo è fare film per Browning, moderno e oltre il suo tempo. Per il soggetto prende spunto da un racconto di Merritt, ma le immagini in movimento danno a quel sentimento di vendetta (spina dorsale di tutto il film) una caratteristica peculiare…tanto che sarà da esempio per gli innumerevoli altri film che avranno lo stesso tema conduttore, tanti da poterli considerare un vero e proprio filone. Browning aveva già girato horror, e bene, ma qui crea un ibrido sconfinando nello sci-fi senza rinunciare alla sua firma di grande inventore di personaggi. Firma che riconosciamo nella zoppicante moglie dello scienziato evaso, la malformazione fisica è sempre metafora di individualismo per il nostro regista, e nel travestimento (incredibilmente riuscito) di Lionel Barrymore che si aggira vestito da donna per le strade di Parigi, pronto alla sua vendetta…moderno Conte di Montecristo. Non è bizzarro come Freaks, non ha fatto scuola come Dracula, ma di questa ultima opera di Browning si apprezza una coerenza stilistica e il giusto ritmo che sono propri di quei lungometraggi capaci di rimanere cari dopo la visione anche prescindendo dal loro più o meno alto valore. La direzione degli attori e la loro più che buona recitazione danno ulteriore importanza al film, che certo rimane lontano da potersi definire un horror puro ma ne porta i segni e le atmosfere, gotico senza la presenza di ragnatele e tombe, senza inutili orpelli e splendidamente essenziale nella fattura. Tra le tante scene da tenere in considerazione si deve porre particolare attenzione alla sequenza dove la bambola, comprata dalla moglie di uno dei banchieri che subiranno la vendetta di Lavond, si aggira per casa, salendo, scendendo e arrampicandosi, il tutto girato (nel 1936) con una perfezione e veridicità che anche il nostro occhio, ormai smaliziato da anni di computer grafica, si abbandona e dimentica che in fondo si tratta esclusivamente di sapienti effetti ottici…da rimanere senza parole. Quel che infine è d'obbligo sottolineare è un'altra delle pietre d'angolo nella cinematografia di Browning…uno spietato, gelido e quasi accusatorio cinismo, con cui vengono narrate vicende spesso al limite della morale comune e che forse anche e proprio per questo ci risultano così tanto affini ad un quotidiano che (questo avrebbe detto Browning) colpevolmente crediamo piatto e non degno di attenzione. La trama: Ingiustamente condannato, il banchiere Paul Lavond evade dall'isola del Diavolo con uno scienziato folle, che gli rivela il segreto per rimpicciolire cose e persone. Travestito da anziana giocattolaia , Lavond si vendica dei suoi soci disonesti con le sue creature, innocue come bambole finchè non le fa agire telepaticamente contro i suoi aguzzini…la vendetta sarà il suo unico scopo.

martedì 6 agosto 2013

The Mist (F.Darabont,2007)


Non è ancora un classico, ma lo diventerà. Ha dalla sua alcuni rimandi a pietre miliari del genere (vedi Fog di Carpenter o Zombi di Romero) e nella narrazione è quanto di più conosciuto e "rassicurante" per gli amanti della "paura" sul grande schermo. Tratto da un racconto di Stephen King, il film risulta la summa di quanto ultimamente piace agli americani in fatto di "terrore". Abbiamo il mostro creato da un esperimento segreto, la catastrofe imminente, il ricrearsi di un microcosmo di persone assediate nel market a combattere contro il "male" e la loro ,molto vaga, idea di solidarietà. Quel che più si apprezza nella pellicola è come ci vengono dipinti i vari personaggi, campione esatto delle diverse tipologie di personalità e caratteri che immancabilmente ci affiancano nella nostra distratta quotidianità . Dall'invasata religiosa che crede stia arrivando la fine del mondo, agli scettici, agli insospettabili eroi. Pur nella sua "classicità" il film non stanca, non eccede nel fenomenale effetto speciale o nei vorticosi inseguimenti mostro-preda. La paura di quel che potrebbe accadere, l'attesa della fine è tangibile e basta a reggere la storia. Di quanto questo film sguazzi nei più rodati canoni del genere lo vediamo anche nella emblematica scena della corda (sul finire della pima parte del film), non la spiego per non rovinare la sorpresa, una perfetta sintesi del modo di creare suspance all'americana…la paura di quel che non si vede palese e raffigurata nelle espressioni terrificanti e nei volti dei personaggi..roba da manuale. Darabont, il regista, aveva già lavorato su King, suoi sono Le ali della libertà e Il miglio verde..bei film e bravo regista. Portare le atmosfere dei romanzi di King al cinema potrebbe sembrare quanto di più facile da fare, invece il potere della parola scritta, dell'immaginazione di chi legge King e (a volte) la banalizzazione ovvia che può fare un film di un buon romanzo ha spesso fatto vittime in quanti si sono cimentati nell'impresa. Bello è Shining (ovviamente), bello è Misery…forse anche Christine o It, ma poi abbiamo decine di inutili lungometraggi dove si è sporcato l'ottimo soggetto con un facile e ruffiano splatter di bassa lega…vedi I vampiri di Salem Lot o Riding the Bullet. L'attacco dei mostri volanti all'interno del supermercato dimostra, dobbiamo dirlo, una certa carenza nell'uso della grafica. la poca credibilità, quasi caricaturale, non va oltre il videogioco di qualche anno fa e toglie voti al buon livello di tensione che la regia era arrivata a conquistare. La spina dorsale dell'intero film, come del racconto, è il sapere tutti i personaggi chiusi in un locale senza la possibilità di uscirne. Trovata non nuovissima, ma che permette a king di scandagliarne le paure e di arrivare a fare qualcosa che, ancora una volta, era quasi d'obbligo nei film horror dell'America dei 70…la spietata critica alla società statunitense. Il parallelismo che viene facile fare con Zombi (1978) di Romero è meno ovvio di quanto si pensi. Anche li abbiamo un supermercato e un microcosmo di personaggi, ma nel "nostro" l'aspetto "critico" è addirittura più accentuato che nel film di Romero. L'avere da parte di Darabont sottolineato tanto il personaggio della folle predicatrice, che snocciola presagi funesti…mischiando la bibbia e le frustrazioni di una vita da zitella di paese, è un vero e proprio attacco a quella faciloneria con cui la società americana tende a creare santoni e falsi profeti…ne ridicolizza le azioni e non le giustifica neanche quando possono sembrare provocate da un pericolo imminente. Personaggio questo che, credetemi, odierete a morte…e coccolerete la vostra parte razionale, lucidandola e tenendola ben pronta per l'uso, come fareste per una pistola da puntare contro ignoranza e pregiudizio. Finale indigesto e spiazzante, forse leggermente sotto le attese, dato il buon livello del film nel suo complesso. La trama: In una cittadina degli Stati Uniti una strana nebbia terrorizza la popolazione. Alcuni di loro si ritroveranno insieme rinchiusi in un supermercato e cercheranno di reagire a quanto capiranno presto essere nascosto in quella nebbia….mostri enormi, forse frutto di esperimenti militari. Fanatismo religioso ed eroismo divideranno le sorti dei protagonisti…fino ad un tragico e cinico finale.