giovedì 21 agosto 2014

La casa che grondava sangue - The house that dripped blood (P.Duffell,1970)

Un poliziotto sta indagando sulla misteriosa scomparsa di un vecchio attore di film horror dalla casa che aveva preso in affitto. Interrogato, l’agente immobiliare (che fatalmente si chiama Stoker!) racconta gli strani avvenimenti accorsi nel tempo agli abitanti di quella vecchia casa: uno scrittore ossessionato da uno dei suoi personaggi divenuto reale; due amici di vecchia data che trovano una loro ex-fiamma raffigurata in un museo delle cere dopo essere stata uccisa; una baby-sitter che scopre nella bambina a lei affidata i poteri malefici di una strega; e infine l’attore scomparso…trasformato in vampiro…
La casa che grondava sangue è, come si intuisce dalla trama, un film ad episodi. Quattro racconti ambientati in una tetra dimora nelle campagne inglesi. Le abitazioni, che siano castelli o monolocali in un vicolo secondario, rappresentano uno dei “fondamentali” nella filmografia horror classica e non solo. Sono l’esatta rappresentazione della “tana del mostro” o, ancora meglio, di quella “ragnatela” appiccicosa verso cui le vittime vengono inesorabilmente attirate e poi colpite. Poco sarebbe Dracula senza il suo castello, nulla sarebbero i Demoni di Raimi senza la loro “Casa” e Nicholson parrebbe un semplicissimo esagitato, quasi grottesco, senza i lunghi corridoi dell’Overlook. Furbescamente si usano le situazioni della vita quotidiana, e quindi porte da aprire e cantine polverose, per insinuare in chi guarda quel terrore “riconoscibile” e che potrebbe accadere di provare a chiunque tornando, la sera stessa, dopo la visione…a casa. Un racconto completamente “fantastico” otterrebbe solo parzialmente tale risultato e questo, scrittori e registi di genere, lo hanno sempre saputo. Nel film di Duffell (il regista) la casa è un contenitore per le brevi storie che ci racconta. Quelle mura e quel giardino rimangono immutati e fermi mentre uomini, donne e delitti ne risultano essere la linfa, o meglio il sangue, che scorre all’interno di essa per renderla viva. Gli episodi sono un crescendo di buone idee e interpretazioni, culmineranno nel quarto e migliore (per un cinefilo e appassionato di horror è una chicca ricolma di citazioni e ironia) dove una magnifica Ingrid Pitt e il suo famigerato neo daranno un senso al tempo investito per la visione del film. Certamente la presenza di Lee e Cushing nobilita l’intero cast, ma non verranno certo ricordati per questo film…mentre ammirare la Pitt nella sua prima esperienza con i canini appuntiti, prima del bellissimo Vampiri Amanti, è una gioia per gli occhi e lo spirito.

Nel complesso il film della Amicus è onesto e ben diretto. Iperclassico e sicuramente poco originale per argomenti e ambientazioni, ma godibile e un degno rappresentante di una idea tutta anglosassone dell’horror, sempre compassato ed elegante, che tanto si discosta da quella mediterranea e sanguigna tipica di spagnoli e italiani. Non mancate di notare quanto effetto faccia Jon Pertwee doppiato dal nostro Amendola…quasi un “Rambo contro i vampiri”. 

martedì 12 agosto 2014

L'orgia dei morti - La orgia de los muertos (J.L.Merino, 1973)

E’ una notte tempestosa quella in cui si svolge il funerale del barone Kauth Minauli. I suoi possedimenti, fra cui il castello di Skopje, vengono ereditati dal nipote Serge. Quando il giovane raggiunge il maniero sperduto nella lugubre atmosfera dei Carpazi, s’imbatte in strani personaggi, tra i quali spicca un geniale e pazzo scienziato che afferma di aver scoperto il modo di resuscitare i morti. Insospettito dal ritrovamento del corpo della cugina impiccata, Serge organizza una seduta spiritica per far luce sulla sua misteriosa morte…
Nel pensare il soggetto di un film horror, soprattutto di uno di quelli che avevano come massima aspirazione i cinema di provincia, cadere nel facile utilizzo dei tanti stereotipi del genere non è solo una cosa accidentale…ma spesso è voluta e consapevole. L’orgia dei morti è una vetrina di innumerevoli di questi stereotipi. Un inizio vagamente ispirato a Stoker, un pizzico di morti viventi e uno scienziato pazzo sono gli ingredienti per un polpettone di tante confortevoli e riconoscibili situazioni che aiutano l’appassionato a godere del film tanto quanto invece indignano il ricercatore/critico sempre in cerca di chissà quale originalità e peculiarità. J.L. Merino (il regista) ha a disposizione un cast italo-spagnolo (così come lo è la produzione) che non possiamo certo definire dei campioni della settima arte. Primo fra tutti il biondo protagonista (Stan Cooper), che lascia i set dei mediocri western e delle commedie nostrane ( Cooper all’anagrafe è Stevio Rosi) e si misura in questo suoi ultimo film con una voglia di recitare pari a quella che ha un condannato a morte di salire sul patibolo. Il resto degli attori non è certo di miglior livello e neanche i dialoghi sono abbastanza per giustificare la visione del film…ma un qualcosa di apprezzabile c’è, tanto buono da spiccare in tanta mediocrità. La scenografia (opera dello stesso Merino), questa è la vera sorpresa. Ottima e ben fotografata. L’atmosfera gotica e funeraria, il buon make-up dei non morti e qualche buona trovata del regista ci offrono una ragione per trascurare recitazione e banalità e terminare la visione del film. Ovviamente questo non basta per far apparire un capolavoro un film mediocre e se avrete la curiosità di vedere la pellicola di Merino preparatevi anche a dimenticarla presto. La parte dove il film è più una caricatura delle indagine di Holmes che horror è grottesco e seriamente irritante…personaggi come l’ispettore e il sindaco riusciranno a stento a non provocarvi una risata. Un film che merita una visione solo se siete divoratori di tutto quello che appartiene all’horror vintage o…parenti di uno degli interpreti.

sabato 2 agosto 2014

Le amanti di Dracula - Dracula has risen from the grave (F.Francis,1968)

Dopo aver interpretato Dracula il Vampiro del ’58 e Dracula, Principe delle tenebre del ’66 Christopher Lee recita, in questo ennesimo film della cara Hammer, il personaggio del famoso succhiasangue con una facilità disarmante e ogni suo muscolo facciale è ora perfettamente allenato. La Hammer, sotto richiesta (non rifiutabile) del distributore americano, sostituisce alla regia Terence Fischer con il suo direttore della fotografia Freddi Francis. Francis aveva già diretto alcuni horror che si ricordano più per le trovate bizzarre che per una particolare bravura nella direzione degli attori, ma in questo Le amanti di Dracula il suo impegno è notevolmente migliorato e il risultato è piacevole e forse anche superiore al primo sequel.
Tornato in vita, il Conte Dracula vampirizza due ragazze che si credevano scomparse ma dovrà fare i conti con uno straniero arrivato nel villaggio per far luce sull’accaduto: è un prete cattolico che si allea con un “eroe” ateo per sconfiggere le forze del male incarnate da Dracula.
Il film presenta alcune sequenze di indubbio valore, di quelle che marchiano l’intero lavoro e lo fanno ricordare nel tempo. La scena iniziale, dove una ragazza, con i classici e inconfondibili segni dei canini sul collo, viene trovata dal prete e dal suo chierichetto appesa li dove dovrebbe essere il batacchio della campana grande (bella e ben girata) o quella dell’ascesa dei due prelati al castello del conte con un crocefisso sulle spalle portato come uno spadone medievale sono di sicuro effetto e di una certa originalità…la stessa che troveremo del resto in tutto il film. Ma quello che più potrebbe “spiazzare” i puristi del primo Dracula è l’aver dato al Conte una caratterizzazione fin troppo “terrena”…è capace di provare vendetta, passione e quasi è più “umano” dei tanti stereotipati personaggi che incontreremo nel film. Si scontrerà con la chiesa e con la “ragione”, si lascerà sedurre dalle provocanti forme delle attrici (nel film l’erotismo è spinto ai limiti), quasi si innamorerà della Carlson e ne subirà persino la gelosia. Si proporrà addirittura come un antagonista, quasi degno di una certa ammirazione, dell’ingessato “vivere” vittoriano. Di buon livello la recitazione e, cosa che certamente ci aspettavamo, di fattura notevole è la fotografia…colori saturi che narrano bene i cambi di scena e donano alla pellicola il gusto tipicamente Hammer che ci piace tanto.

Un film ancora pieno di fascino e che mantiene una sua riconosciuta posizione di rilievo tra le tante opere vampiresche. Lee in stato di grazia e buona prova di tutto il cast. Da vedere assolutamente.