giovedì 11 ottobre 2012

Days of being wild (Wong K.W.,1991)


Colori pastello e luci soffuse…gesti ripetuti a segnare il tempo che passa. Così inizia "Days of being wild", struggente bellissimo film di quel cineasta che poi ci donerà "2046". Wong Kar-wai è artista vero, che commuove con i suoi slow-motion e musiche perfette. La trama: E' il 1960 e Yuddy frequenta due donne, Su e Mimi…loro lo amano, lui non ne è capace. Vive la sua vita lontano dai sentimenti e non ammette legami duraturi, ma questa sua durezza sembra attirare ancor di più le due donne, che vogliono lui "bello e impossibile"…lui che non le adula ma neanche le inganna. Il giovane uomo partirà per le Filippine, in cerca della sua madre naturale…non riuscirà ad incontrarla incassando ancora una sconfitta da un destino (per tutti) segnato e inevitabile. Tutti i personaggi del film temono l'oblio, il vivere senza essere nei ricordi di qualcuno…quasi fosse questo il solo modo per sentirsi vivi. Vivo tanto quanto l'altro mi ricorda…questo a lettere d'oro è il motto del film. Ancora due parole su quanto Wong tenga alla perfezione dei suoi personaggi. Li pensa nei minimi particolari, li scruta con la sua camera e li copre di luce e ombre per renderli archetipi esatti della loro parte recitata. E poi…un regista che riesce a dirigere Maggie Cheung (la divina Maggie) e farla apparire dimessa e magari poco affascinante, dovrebbe, anche solo per questo, essere chiamato "maestro".