lunedì 29 ottobre 2012

Begotten (E. Elias Merhige,1991)


Chi si appresta alla visione di un film ha, quasi sempre, letto accenni di trama o quantomeno si è informato sul regista e sul genere. Dovessimo fare questo per il film in questione (Begotten) sapremo che il regista è Merhige che ha girato "L'ombra del vampiro" (con poco piacere di appassionati del Conte e di Murnau) ma bisognerebbe poi faticare per conoscere e ancor più per comprendere la trama di questo suo lavoro…strano lavoro. Partiamo addirittura dalla difficoltà di definire Begotten un film…se così chiamiamo un opera con immagini in movimento e una trama coerente da poterla raccontare e recensire. Begotten, se questa è la vostra idea di un film, non è un film. L'amore (lo stesso di chi scrive) dimostrato da Merhige per l'espressionismo tedesco degli anni '20 lo ha aiutato a dare a questa sua controversa opera un'impronta precisa che si richiama a quei meravigliosi film. Ogni singolo frame è lavorato in post-produzione e fatto diventare simile a quei fotogrammi che hanno reso eterne opere come "Il Dottor Mabuse" o "Il gabinetto del dottor Caligari" o lo stesso "Nosferatu". Non c'è traccia di parlato e quel che accompagna le immagini risulta essere ora vento, ora sinistri cigolii o grugniti animaleschi o un ipnotico frinire. E se questo vi è sembrato strano..sentirete ora la trama. Trama (?!), meglio sarebbe dire sequenza di immagini, di quadri apparentemente slegati tra loro…oscuri, drammatici e decisamente poco digeribili. La trama: Nei primi minuti del film vedremo un personaggio con una maschera spaventosa torcersi dal dolore e che si ucciderà con il rasoio che tiene stretto nella sua mano destra. Dal sangue e dal corpo di questa creatura nascerà una donna che prenderà il seme del cadavere e ne rimarrà incinta. (sentito mai qualcosa di più strano?) Questa donna e il suo malato figlio verranno trucidati da un gruppo di incappucciati che li lacererà nelle carni e li farà morire nel dolore più grande. Vi chiederete ora: Cosa diavolo vorrà mai dire tutto questo? E se mai ci fosse una logica, perché forzarsi a vedere tanta assurdità di film? Una logica esiste e ci verrà data delle didascalie finali che chiariranno i ruoli e il susseguirsi delle scene. Capiremo di aver visto Dio, la lotta dell'uomo con la religione e ci stupiremo che la volontà vera del regista fosse darci una sua particolarissima e non poco blasfema visione della Genesi. Non un film,quindi, da godersi con uno stato d'animo sereno e leggero, ma un'esperienza visiva disturbante e a tratti terrificante. Ha la stessa drammaticità di un incubo ripetuto, la stessa attrazione del guardare il fondo di un pozzo profondissimo. Interpretiamo quelle sporchissime immagini come per dar senso a delle ombre informi…tanto da dar loro le sembianze dei nostri stessi incubi e delle nostre personali paure. Film di difficilissima e pericolosa gestione…contorce le idee e ancor più l'intestino. L'arte a volte, e questo è il caso, è sporca e dolorosa, ma se si avrà la forza di terminare la visione sarà una di quelle esperienze che aiuteranno a portare la pietra di confine della nostra consapevolezza un metro più avanti.