martedì 16 ottobre 2012

Bullet Ballet (S.Tsukamoto,1998)


Eppure una speranza, se non un lieto fine, un attimo di positività esiste in tutti i film…in ogni racconto. Questo non ditelo a Tsukamoto, che scrive Bullet Ballet immaginando il suo protagonista (lui stesso è attore nel film) che precipita dalla disperazione delle prime scene verso un profondo, melmoso, scurissimo nulla. L'angosciante solitudine che i vicoli sporchi e umidi e i cunicoli fetidi di Tokyo ci lasciano annusare è poco meno dell'insopportabile. Non servono ore al regista per segnare i sentimenti di chi guarda con un indelebile disagio…siamo le ferite di Goda mentre viene picchiato, gli occhi indolenti di Chisato. La trama: Goda è un pubblicitario, sconvolto dal suicidio della sua compagna…non comprende, non accetta il gesto. Vuole sentire il metallo di quell'arma (una Chief Special), che ha ucciso "lei", sulla sua pelle, vuole sentirne il freddo e vivere quell'istante…e forse finirla così anche lui. Viene truffato, non si arrende…arriverà a costruirsene una, una perfetta arma, un angelo sterminatore. Nella ricerca di quella pistola si imbatterà in gang e guerre di bande, conoscerà personaggi lontanissimi da lui e questo innaturale scontro sarà rumoroso e doloroso. Tokyo non ha paura di lui, Chisato, la giovane punk del gruppo che lo ha quasi ucciso in un agguato, lo sconvolge. Riconosce in lei il vuoto della sua stessa anima…è lucida, senza imperfezioni, è cinica e senza speranze. Troverà anche la Special e ci proverà…ma il suo futuro è inevitabilmente Chisato. Per lei vuole essere spietato, anche proteggerla…ma il nemico non è un uomo, una gang, è il loro male di esistere. Tsukamoto è già avvezzo al bianco e nero, anzi meglio, al bianco e nerissimo…lo aveva già usato in Tetsuo e il buon risultato lo ha convinto a riproporre quei vorticosi montaggi spezzafiato (...la scena dove Chisato sfida la morte danzando a pochi millimetri da una metropolitana in corsa è da antologia). Vuole un film senza storia, vuole un film/trip, che deve riecheggiare nel quotidiano, farci soffermare sullo sguardo di quel nostro vicino, quello assente e strano…forse anche lui in cerca di una Chief Special.