lunedì 15 ottobre 2012

Il coltello nell'acqua (R.Polanski,1962)


Creare tensione è uno dei fondamentali del far cinema. Bisogna dar modo allo spettatore di immaginare nella sua mente tutti i possibili sviluppi che seguiranno le prime scene e sorprenderlo il giusto con inquadrature rivelatrici, facendo riconoscere da sguardi e dialoghi il nervo della storia che si svilupperà di li a poco. Come nel bellissimo "Prigionieri dell'oceano" del baronetto Alfred…il film usa gli spazi stretti di una barca per negare ai personaggi libertà di movimento, costringerli al contatto fisico e farli inevitabilmente scontrare senza possibilità di fuga. La trama: Una coppia percorre una strada secondaria di campagna con la loro bella auto, si imbattono in un giovane autostoppista, decisamente non della loro stessa estrazione sociale, che finirà per essere invitato da Andrzej (Andrea, il marito) a trascorrere insieme le prossime 24 ore sulla loro barca. L'uomo tende a rimarcare la sua condizione agiata e il suo "saper vivere" con il ragazzo. Non perde occasione per dimostrare la sua superiorità e arroganza, ed è forse questo il motivo per cui ha invitato il giovane. Si instaura fra i due competizione per ogni minima cosa, gonfiare un materassino o giocare a shangai…e ovviamente presto succederà anche per il "predominio sulla femmina". Notevole lo sforzo di Polanski nel cesellare il carattere dei vari personaggi, mostrando invidie e ipocrisie senza eccedere nel dramma, rappresentato come certo sarebbero nella realtà. Ottima la location (il lago polacco di Masuria) e alieno ma non sbagliato il sottofondo jazz che accompagna il film. La donna che rimane in secondo piano per quasi l'intero film sarà il perno della svolta improvvisa nel racconto….smaschera i due uomini e le loro ipocrisie. Polanski al suo primo lungometraggio già ci rassicura sul suo gran valore di cineasta.