...delusione
e insuccesso. Questo è quanto si rischia con nuovi film dopo aver
partorito pezzi d'arte come Old Boy. Iniziamo male, la storia è strana e
mostrata con pochi indizi tanto da pensare all'abbandono immediato
della visione...perchè un prete dovrebbe aver voglia di immolarsi per il
bene altrui tanto da offrirsi volontario
per esperimenti quasi clandestini in un monastero africano
all'avanguardia nel mondo??...La storia non regge, per i primi minuti
del film e accanendosi a cercare a tutti i costi un perchè
evidente...più che (come sempre si dovrebbe) un significato nascosto
dietro trama e personaggi...ma il film non ci deluderà. Forti,
fortissime scene di malattia e, caso più unico che raro, dottori
africani e assistenti africani che assistono caucasici e
orientali...quasi una provocazione. Il nostro prete/martire guarirà,
tornerà in Corea da santo...per i fedeli e da vampiro per tutti. Aspetto
horror di un film che horror non è. Che spesso ricorre all'ironia per
spiazzare (sangue conservato in casalinghi contenitori Tupperware e via
dicendo..) Questo quindi il protagonista: prete, vampiro...sessualmente
attratto da Tae-JU, bella e oppressa dalla famiglia d'adozione. Lui
avverte il corpo di lei, il suo sangue...Una storia d'amore e passione,
ma risparmiatemi i parallelismi e paragoni con vampirelli made in USA di
moda..per carità..! La classe di Park Chan-Wook è infinita e, per chi
ama il suo cinema, anche un film apparentemente sottotono (ma premiato a
Cannes) rispetto ai suoi altissimi canoni, è e rimane un evento. Film
difficile e dal finale eterno (ultimi minuti girati "perfetti") che
sembra non arrivare mai e mai soddisfarci, richiami a opere tanto
carneidiche da far desistere dal citarle..e cercarle. Tutto il film vive
di una sessualità malata, carnale e cannibale che nel rapporto tra
"alieni al mondo" genera bellezza. Personaggi che appagano se stessi e
si autodistruggono...quanto Brando e la Schneider.