...Un attore è anche corpo...carne e sangue.
Essere capaci di far recitare anche il respiro o il cenno di una mano è
bagaglio di pochi registi. Tsukamoto muove i suoi personaggi in ambienti
piovosi e che già da soli riescono a far sentire il bisogno di
chiudersi in casa...di non mostrarsi bagnati, dalla pioggia e dalle
nostre stesse particolari diversità. L'obiettivo
di una macchina fotografica diventa bisturi...taglia, indaga e
guarisce. Ormai il malessere ha avvolto l'esistenza e percorre la
società...suicidi, perversioni e manie sono la cartina di tornasole del
grado raggiunto...due individui, sembra dirci Tsukamoto, possono
incontrarsi ormai solo condividendo un dramma...la felicità è cosa non
più dell'uomo. Fotografia virata in blu, quello del gelido ghiaccio dei
rapporti...scaldati dalla passione fugace e da un eros latente, unica
individuale consolazione. Molto bello...Asuka Kurosawa ammalia.