...Piccolo oggetto di culto...Uno di quei film
che, non perfetti, con molte ingenuità e debolezze nella trama, vengono
citati ( a volte plagiati) tanto quanto capolavori ben più famosi. Un
videoamatore (Mark) vive chiuso nella sua camera/laboratorio, dove
sviluppa e visiona le riprese che maniacalmente fa ogni attimo,
occasione e pretesto nella sua esistenza. Ha una mania, i volti...i volti che trasudano terrore, la maschera della
paura genuina e vera...non una recitazione per la sua cinepresa, vuole
la realtà. Escogita uno stratagemma, come usava fare con lui il padre
biologo, uno stratagemma a dir poco bizzarro...uccide. Uccide e riprende
le sue vittime nell'attimo esatto in cui la sua "arma" le trafigge.
Questa diventa la sua realtà, questo i suoi occhi vogliono
vedere...studiare, non una vita che scorre (come ogni ripresa amatoriale
vorrebbe) ma una vita che finisce. Lui, dicevo, è stato vittima di suo
padre, che usandolo da bambino come cavia per i suoi esperimenti sulla
paura, finirà per distruggerne la personalità. Un opera che non regge
dal punto di vista puramente tecnico...ma l'idea di fondo è di quelle
fantastiche, che non può non colpire i malati cinefili...che divorano
celluloide. Quelli che, senza sfociare nella scopofilia del film (nome
assurdo, ma tant'è) molestano amici e parenti citando mitragliate di
frasi di film e diluiscono la realtà con l'ultimo appena visto.