venerdì 30 novembre 2012

A drowning man (N.Ichio,2002)


Le camere posizionate come fossero nascoste, fisse e con una bassissima definizione. Una lentezza disarmante e che dovrebbe bastare per evitare la visione del film…ma poi la trama intriga e la stessa lentezza ne diventa la caratteristica. Molto della storia sarà quello che chi guarda il film vede o crede di vedere nascosto tra gli scarni dialoghi e le misere scenografie. Dovremo spesso considerare che quel ritmo impossibile e quanto di più reale si possa rappresentare, quasi una "presa diretta", lenta tanto quanto lo sono i nostri gesti quotidiani. Non un falso vorticoso susseguirsi di inquadrature che è parte della finzione di un film, ma un racconto più vero di quanto la stranezza della trama ci farà credere. La trama: Due giovani sposi vivono in un piccolissimo appartamento alla periferia di una qualunque città del Giappone. Kumiko è una casalinga e ama il suo Tokio (il marito). In uno dei loro giorni uguali accade quello che segnerà le loro vite e metterà dubbi nel loro rapporto. Tokio trova Kumiko affogata nella vasca e un torpore e una strana calma lo prendono tanto da non fargli fare praticamente nulla, nonostante la drammaticità della situazione. La ragazza inspiegabilmente si riprende e dopo l'iniziale stupore e felicità del marito inizieranno i dubbi e le domande sul perché quella calma e tranquillità avesse prese il posto della, più adeguata, disperazione. Il rapporto è compromesso e neanche l'arrivo di un figlio può rimediare. Tokio è ossessionato da quell'avvenimento e tratta Kumiko come fosse uno spettro…Ma cosa è veramente successo? Kumiko è viva o sopravvive? Ottima interpretazione dei due protagonisti e in particolare quella di S.Tsukamoto (il celebre regista) che sappiamo essere anche un bravo attore nei suoi film. Questo è diretto da una sconosciuta regista, Naoki Ichio. Solo da questo film dovremo dedurre la sua bravura, non ha prodotto altro nei 10 anni che hanno seguito questo suo lavoro. La direzione è fredda e minimale e sicuramente indovinata è la scelta di non usare il movimento dell'inquadratura per descrivere le scene, ma lasciare che siano gli attori a muoversi come una scatola che li costringe nei pensieri e nello spazio. Quell'angusto appartamento è il terzo protagonista della storia. Chiude la voglia di uscire da quel rapporto in mura troppo vicine tra loro per essere considerate spazio vitale. Quel tavolo addossato alla parete, dove il mangiare è rito e silenzio, è quasi il castigo per quell'amore sprecato nella quotidianità che lo uccide lentamente. Quel rapporto morirà come è morta Kumiko, che forse sembrerà ritornare a vivere ma non andrà più oltre il solo sopravvivere. Film difficile da trovare e solo con i sub ita....credo mai distribuito in Italia.