lunedì 3 dicembre 2012

Il pensionante (A.Hitchcock,1926)


Per definirsi importante questo film ha tanti motivi. E' importante perché è un  un film di Hitckcock (come non esserlo), è importante per essere un film che lo stesso regista definì il suo "vero primo" e soprattutto il primo uscito bene della sua filmografia…e importante per contenere diverse scene che il baronetto riusò in molti dei suoi lavori successivi (alcune celeberrime). Senza respiro sono le scene iniziali che introducono la storia e con alcuni elementi presenti che non potranno che catturare l'attenzione di chi guarda e tenerla fino alla fine. E' un film del 1926 che è la prova esatta di quanto quell'uomo dietro l'obiettivo avesse potere di vedere nel futuro dell'arte cinematografica. Sapeva che serve dare un eroe allo spettatore, un eroe buono o cattivo ma che deve portare, anche inconsapevolmente, le paure e le ossessioni di chi guarda sullo schermo grande di un cinema. La trama: Un misterioso omicidio sconvolge una Londra nebbiosa e cupa. Si imbastisce già, da parte dei giornali, la legenda di un serial killer di giovani donne bionde. Mentre tutto questo accade, un uomo enigmatico affitta una stanza nella casa della famiglia Bunting. La giovane Daisy rimane colpita dallo strano inquilino ma è fatalmente e sfortunatamente fidanzata con il poliziotto che verrà incaricato di catturare l'assassino di giovani donne, ormai noto a tutti come Il Vendicatore. Il gendarme, per convinzione e soprattutto per gelosia, arriverà ad incolpare Jonathan (questo il nome del misterioso pensionante) e un finale vorticoso e bellissimo chiarirà a tutti, con colpi di scena degni di Hitchcock, la verità sulle cose. Uno dei temi importanti e presenti nel film è un concetto che solleticava allora come oggi la sensibilità di molti cineasti. L'accusa di questi è rivolta verso quella beota massa di persone che si lasciano esaltare dai titoli cubitali dei giornali e da parolai carismatici. Ne fanno le spese innocenti, diversi dallo stereotipo comune, esempio per tutti è l'M di Lang. Quindi si punta il dito, probabilmente, verso le stesse persone che in sala visionano il film, si indica ai più attenti il pericolo di basarsi sulle apparenze per condannare…il germe del predicatore è spesso ben insinuato nell'organismo di artisti e  dei registi per primi. Il film, tornando all'aspetto tecnico, è ben girato e magari eccede nella ricerca dell'inquadratura "mai vista", come l'aver pensato ad un pavimento in vetro per riprendere il protagonista dal basso, e se questo lo pensiamo avvenuto nella mente del regista nei primi anni 20 del secolo scorso…dimostra tutta la potenza di quel geniaccio inglese. Una chicca da non perdere è una scena che vede Daisy "attaccata" di sorpresa da una figura con un coltello mentre è al trucco…vedere in questo Psyco è fin troppo facile. Merita sicuramente anche la preziosa e decisamente "teatrale" recitazione di un divo di quei tempi che è Ivor Novello…musicista, scrittore, attore e sceneggiatore, con un misterioso e ambiguo fascino e naturali modi eleganti, che innamorò le donne di mezza Inghilterra. Il pensionante è a pieno titolo tra i più rimarchevoli esempi di espressionismo alla tedesca allora di moda, ma, anche essendone coevo, se ne discosta fortemente per sapore e storia e per avere quel marchio prezioso di un giovane ma promettente regista di thriller…un futuro "maestro del brivido".