giovedì 6 dicembre 2012

Alba fatale (W.A.Wellman,1943)


Un western atipico e prezioso, un film che usa pistole, cavalli e stivali senza lo stereotipo che questi oggetti portano alla memoria…è solo il costume finto machista per eccellenza che ridicolizza i personaggi duri e puri della vicenda. Nessun fischio e musiche maestose alla Leone, nessun epico paesaggio delle montagne rocciose o gli occhi di Clint strettissimi nell'obiettivo. Soggetto tratto da un romanzo del 900 e magnificamente riportato sullo schermo, con una perfezione stilistica e una cura maniacale nella costruzione di ogni singolo personaggio, protagonista o no, che non si dimenticano. Sguardi, smorfie e tic,…questi si incastonano a perfezione in quel progetto scarno ma chiarissimo che il regista Wellman aveva in mente. Gli abitanti di un piccolo paese del Nevada, siamo nel 1885, sono alle prese da qualche tempo con dei ladri di bestiame che rendono la loro vita, già dura e misera, insicura e ancora più insopportabile. La ricerca del colpevole per l'ennesimo furto e omicidio li porta sulle tracce di tre individui che ai loro occhi risultano essere i certi assassini. L'intervento di alcuni paesani più avveduti e di pochi altri non riesce a salvare la vita ai tre malcapitati…ma una sorpresa li attenderà alle prime luci dell'alba. Pregio sicuro del film è la galleria esatta di persone e personalità che verranno presentate durante lo svolgere della vicenda. Sono aboliti gli eroi, non esistono veloci pistole e se vediamo la polvere non è per dare enfasi e avvolgere l'incedere di uno straniero a cavallo, ma è solo polvere che sporca anime e persone. Ci ritroveremo ad odiare quell'impettito ufficiale confederato, autoritario e ridicolo nella sua uniforme…disprezzerete le risa folli di quei dannati assetati di sangue e ormai aridi come la roccia del deserto che circonda quel paese. Il film procede verso un finale che definiremo a tratti commovente nella sua semplicità. Non si vuole creare l'inutile melodramma ma si lascia ai fatti e alla loro inevitabile conclusione un senso di angoscia non facile da gestire. Scenari cupi e senza rumori di fondo aiutano ad abbandonarsi in quella teatrale rappresentazione di una storia banale e allo stesso tempo metafora di quanto di poco umano a volte possa partorire un uomo. Chiarissimo attacco ad una giustizia più eclatante che giusta…più da caccia alle streghe che equilibrio e garantismo. Tra gli attori cito un sempre bravo Henry Fonda e un giovane Anthony Quinn, ma il valore del film è fatto dai quasi sconosciuti altri attori che vi lavorarono, perfettamente guidati da Wellman e, forse a loro insaputa, partecipi di uno dei film più singolari del panorama western di sempre.