lunedì 17 dicembre 2012

Marebito (T.Shimizu,2004)


A volte è un film e la sua storia a generare un interesse e a stimolare una domanda solo poi scoperta personale e privata, a volte invece sono le nostre stesse domande a forzare un significato, ad interpretare e dare senso anche al più inconcludente dei copioni. Premessa dovuta dovendo parlare di un film difficile o forse difficilissimo, dove una trama appena colta si contraddice e si complica nell'arco di poche inquadrature. Un viaggio nella mente malata e ipersensibile di un uomo, ormai alieno ai suoi pensieri e da questi schiavizzato ad una vita da sopravvissuto. Certo, è un horror o come meglio si dovrebbe dire un weired-horror, uno strano sottogenere del classico film "di paura". Nessuno dei canoni classici di un horror è presente in Marebito, o almeno nessuno nella sua accezione comune. Se arriveremo a vedere un vampiro è solo per essere questa la maschera migliore scelta per rappresentare il consumarsi del protagonista in quel suo malessere, innalzato a difesa verso gli attacchi di un mondo cinico e ormai boia di deboli e di non omologati. La trama: Il cameraman non professionista Masuoka filma, trovandosi li per caso, il suicidio di un uomo nella metropolitana di Tokio. Guardando e riguardando quel filmato avverte nello sguardo di quel disperato un qualcosa che allo stesso tempo lo atterrisce e lo sente familiare in egual modo. Torna nel luogo della tragedia e trova (o crede di trovare) un varco verso un mondo sotterraneo, cunicoli fetidi e bui abitati da emarginati e dalle paure dello stesso Masuoka. In quel mondo perso incontra una ragazza che vive segregata e nuda in una grotta sotto la città. La porta nella sua stanza in superficie e la "alleva" dopo aver considerato il suo stato per nulla umano. Quella ragazza, che l'uomo chiamerà F, si nutre di sangue…umano. Diventata la sua unica ragione e quel che darà una parvenza di senso ad una vita finita, arriverà ad uccidere per lei…lei che nel finale sarà la sua salvezza, portandolo ad accettare la sconfitta e il suo essersi trasformato in un alieno senza parole e senza motivi per averne. Errore sarebbe aspettarsi da un film come Marebito coerenza di trama e facile comprensione, è criptico e ai margini del nonsense…è corrosivo e indigesto, ma magnetico e tanto spiazzante che nel momento in cui avremo dallo stesso protagonista un cencio di spiegazione di quel che accade ne capiremo immediatamente anche l'inutilità, avendo ormai raggiunto un piano di lettura dell'opera ben oltre la stessa logica stretta di una trama. Ma cosa cerca veramente Masuoka in quei sotterranei? Chi o cosa è F? La paura, il terrore..questo cerca. Vuole vedere e provare il vero senso del disperato sgomento, vuole questo per sentire la sua spina dorsale ancora drizzarsi per quel sentimento così meravigliosamente umano, vuole il panico come ultimo appiglio prima di abbandonarsi al baratro del "sopravviversi". Come sempre notevole l'interpretazione di Tsukamoto e brava T.Miyashita che, interpretando F, risulta credibile e perfettamente nel personaggio. Il Giappone e i giapponesi esorcizzano le loro paure e il loro aver creato un paese ormai sfuggito al controllo dei suoi stessi abitanti, partoriscono film come Marebito per iniettarsi antidoti e vaccini contro quel male che mina la antica e gloriosa società del sol levante…medievale nelle usanze e perdutamente moderna. In questa contraddizione il Giappone vuol sopravvivere o almeno gestire consapevolmente l'inevitabile decadenza.