giovedì 15 novembre 2012

Sun scarred (T.Miike,2006)


Proteggere la famiglia, sua moglie e la loro bambina o non rimanere indifferente e intervenire quando una banda di giovani teppisti decide, quasi per gioco, di picchiare a morte un clochard? Questo deve decidere Katayama…quel suo atto di generosità (perchè deciderà di aiutare quel vagabondo) ricadrà sulla sua esistenza come una mannaia. La società giapponese vive un mai risolto conflitto tra la loro innata gentilezza e una mal celata ed esplosiva violenza, figlia diretta di una solitudine che striscia tra le luci dei neon e la dea tecnologia. Questa modernissima società di uomini ha bisogno di regole e moltissimi compromessi. Deve punire chi sbaglia e redimere chi può pentirsi e cambiare…come lo possono essere dei minorenni (questo è il vero tema del film). I minorenni commetteranno un delitto orribile, imperdonabile e senza l'ombra di un ripensamento. Miike non è qui quello dell'incipit di Dead or Alive, del suo Ichi ma pensa un film quasi classico nella struttura, con una trama coerente e violenze solo fuori campo. Non usa l'esplicito ribrezzo e ci inganna tenendo nei binari una storia di una atrocità inaudita. La trama: Un modesto impiegato sta tornado a casa dopo una giornata di solito lavoro. Ha avvertito sua moglie che deve ancora percorrere i pochi chilometri in bici che separano la stazione dalla loro abitazione. Durante quel tragitto si imbatte in un pestaggio che alcuni minorenni stanno infliggendo ad un vecchio vagabondo. Quest'ultimo avrebbe avuto la peggio se Katayama (l'impiegato) non avesse deciso di intervenire e picchia quei poco più che bambini con tanta violenza da essere arrestato dalla polizia. I ragazzi non possono essere incriminati perché troppo giovani, ma non lo saranno abbastanza per non decidere di vendicarsi dell'uomo che li ha umiliati, e la loro vendetta ricadrà sulla piccola figlia del protagonista. I modi che useranno per arrivare al loro scopo feriranno i vostri occhi e i vostri cuori e non vi sarà difficile scoprirvi parte della rabbia di Katayama per quel che succederà. Non si può rimanere delusi dalla mancanza di ettolitri di sangue tipici dei film di Miike, non è, per chi ha imparato a godere delle sue opere, un tradimento o un voler arrivare a più pubblico possibile togliendo l'indigesto…sappiate che questo film è angosciante quanto e di più di tutta la filmografia del bravo cineasta giapponese. La morsa che lo stomaco subisce non è frutto di solite devastanti scene di sangue ma della perdita di orientamento che la vicenda "regalerà" a chi deciderà di godere del film. Un comune denominatore è certo presente e ci aiuta a riconoscere di quale regista stiamo parlano, è la totale mancanza di filtri che Miike usa nel suo girare. Non decide mai di falsare i contenuti…se un coltello per sua stessa natura squarcia deve vedersi squarcio e fare male. Il film pone molti interrogativi e , volutamente, nessuna risposta. Vi mette semplicemente davanti al problema e alla vostra sensibilità. Lo fa con tanta bravura che vi stupirete di sposare cause che non credevate vostre e a stringere i pugni per la rabbia che riuscirà a farvi sentire.