mercoledì 28 novembre 2012

L'orribile segreto del Dr.Hichcock (R.Freda,1962)


L'orribile segreto del Dr. Hichcock…(titolo che, barando su una sola lettera, possiamo immaginare un omaggio al baronetto, come forse lo sono anche alcune tematiche del film stesso) se non fosse per un tema di fondo eccessivo ancora oggi, così come e ancor di più nel 1962, che è la necrofilia, sarebbe stato ricordato come uno dei migliori horror italiani e magari europei dei '60. Non era certo Freda tipo da badare ai delicati gusti del pubblico nelle sale, ma quel confine debole, e magari inutile, che lo porta a remare tra eros, perversioni e malati aspetti dell'animo umano era ormai stato superato. Per chi oggi conosce la filmografia del regista è notevolmente più semplice accostarsi ad un'opera del genere, ne riconosciamo la poetica e la firma e possiamo godere della magistrale costruzione del film senza rimanerne scioccati. La trama: Uno stimato chirurgo, il Dr Hichcock, ha inventato un rivoluzionario anestetico che rallenta il battito cardiaco simulando la catalessi e permettendo di operare con maggior efficacia i suoi pazienti. Egli utilizza questo suo preparato anche per assecondare la sua perversione, la necrofilia. Costringe la giovane moglie ad assumere, lui stesso lo inietta nelle vene della donna, il suo anestetico potentissimo. Solo in quella condizione riesce a possederla, ma perderà il controllo del suo macabro desiderio e somministrerà una dose eccessiva uccidendo la ragazza. Lasciata la sua casa dopo quella morte ne tornerà dopo diversi anni con una nuova moglie (B.Steele). Troverà la sua anziana governante, che conosce da sempre il suo segreto, che oltre a badare alla dimora ha accudito sua sorella malata di mente permettendole di abitare quella casa, enorme e vuota. Per Cynthia, questo il nome della nuova moglie del dottore, inizia un percorso di paure e misteri che la convincerà ben presto di essere in pericolo di vita. Hichcock cercherà di persuaderla che il suo stato è conseguenza della depressione avuta dopo la morte del padre ma la vicenda è destinata ad un vorticoso ed entusiasmante finale. Il grande pregio del film di Freda è senza dubbio la costruzione della suspance evitando per questo di ricorrere a inspiegabili fenomeni paranormali o vampiri e zombie, ma con il solo filo rosso dell'ossessione del protagonista a non permettere alla tensione di scemare. Bravissima la Steele a suscitare quel senso di continuo sgomento che incuriosisce l'appassionato cinefilo, avvezzo ma mai sazio. Il cast internazionale, vero per i due protagonisti, e il vezzo dei nomi d'arte americaneggianti per gli altri italianissimi attori e per Freda per primo, hanno aiutato il film ad essere conosciuto fuori dai confini nazionali e paradossalmente più apprezzato che da noi. Ovviamente il film non è privo di difetti, alcune banalità e trovate dozzinali lo scalfiscono solo superficialmete, e forse lo stesso sforzo che il regista opera per "internazionalizzare" il suo film lo rende troppo di maniera e colmo di stereotipi occasionalmente stucchevoli. Ma non è possibile evitare di sentirsi soffocare tra i corridoi di quel grande palazzo, senza mai luce e così tanto gotico nella sceneggiatura da superare, con il suo colore velato, anche i più ovvi B&W del genere.