mercoledì 9 gennaio 2013

Quella villa accanto al cimitero (L.Fulci,1981)

Storia di un film che sarebbe potuto essere un caso celeberrimo nella storia del cinema horror,  ma che per alcuni errori e leggerezze rimase nascosto o, nel migliore dei casi, solo per una piccola parte dei potenziali estimatori. Dopo aver diretto due film come L'Aldilà e Paura nella città dei morti viventi Fulci mette mano a quello oggi considerato il suo miglior splatter...quello che insegnò lo splatter agli americani. Come gli altri ambientato negli Stati Uniti ma praticamente sconosciuto oltre oceano almeno prima dei '90, quando Tarantino e Rodriguez si vanteranno di avere "fari" come Fulci per le loro furbissime pellicole. Particolarità del film è una quantità di terrore unito al sangue forse mai girato prima. Fulci non si limita, non eclissa, non evita. Mostra quanto meglio può, con quei pochi mezzi ed effetti a disposizione, carni straziate e spietate uccisioni. Non dobbiamo aspettare neanche i titoli d'inizio del film che tutto è chiaro e lo spettatore è avvisato su quello che sarà la pellicola che si appresta a vedere...una donna muore, ammazzata con un enorme coltello da cucina che le trapassa il cranio dalla nuca alla bocca. Reale e spietato. La trama: Un giovane professore decide di continuare le ricerche di un suo illustre collega, morto suicida in circostanze poco chiare, e si reca in quella che fu l'ultima dimora dell'uomo. Una spettrale casa ai margini del bosco, circondata da tombe ed alberi brulli. Insieme a lui porterà la moglie e il figlio, il piccolo Bob. Il ragazzo incontra una ragazzina della sua età che sembra avvertirlo di un pericolo imminente e lo scongiura di convincere i suoi genitori ad abbandonare quella casa. Ben presto la moglie di Norman (il giovane professore) avvertirà un enorme disagio ad abitare quelle sale e, la stessa notte del loro arrivo, sinistri lamenti e rumori inspiegabili rovineranno il sonno della famiglia. Norman scoprirà che le ricerche del collega son ben distanti da quel che poteva immaginare...sono tuttte indirizzate a scoprire la strana vicenda del primo proprietario della casa, il Dott. Freudstein, chirurgo dedito ad esperimenti su cadaveri e forse non solo su quelli. Le tombe di famiglia sono tra gli alberi nella proprietà della casa, tranne la tomba del capofamiglia...quella è sotto le tavole del salotto, cosa che induce Norman a cercare la vera sepoltura di Freudstain e a dare affidamento a quanto legge negli appunti del collega. Una terribile verità porterà al più feroce dei finali...  Torniamo agli errori che affliggono (ahimè) il film. Parliamo di una fotografia che risente dell'essere ancora poco avvezza a mostrare tutto quel sangue e pecca in luci e scelta degli obiettivi. Sergio Salvati (il direttore della fotografia) ha poche colpe per questo, lui aveva studiato come dare luce ad un film ed era bravo in questo (molte collaborazioni con registi noti stanno lì a dimostrarlo) ma Fulci stava girando qualcosa di diverso...stava inventando lo splatter ed era cosa difficile da spiegare senza avere esempi da mostrare. Stessa cosa accade con il montaggio...qui abbiamo un artigiano come Tomassi, che mise il suo mestiere a disposizione di film, moltissimi film, come Emanuelle e i polizieschi amari di Castellari, fece quanto possibile per rendere il volere di Fulci...ma esagerò fatalmente nei veloci cambi di inquadratura. Certamente il regista supervisionò il lavoro dei suoi collaboratori, sicuramente approvò...ma questo non gli evitò errori di gioventù per quel genere appena nato e tutto ancora da costruire, che dovrà la sua futura affermazione e fortuna anche nell'aver avuto "padri" come Lucio Fulci. Tralascio per spirito caritatevole di parlare dell'interpretazione degli attori...tutti mediocri ma pur sempre dei giganti nel confrontarsi con Ania Pieroni (la babysitter del piccolo Bob, la famigerata Claretta Mortacci di craxiana memoria), fortunatamente, per lei, nata con gli occhi azzurri...unico apprezzabile ricordo della sua offensiva recitazione.