domenica 6 gennaio 2013

Il prigioniero del terrore (F.Lang,1944)


Lasciata la sua Germania sul finire del '33, dopo aver energicamente rifiutato l'invito del regime di collaborare all'importantissima "missione" di propaganda di Goebbels, Lang passa 30anni della sua vita negli Stati Uniti. Dirige per la MGM e per la Paramount, film pieni di rabbia e quasi mai senza rinunciare a critiche e attacchi al nazismo. In particolare nella prima metà dei '40 porta sullo schermo quei film che verranno ricordati come veri e propri manifesti di questa sua battaglia contro Hitler e seguaci. La II guerra mondiale in quei giorni insanguina l'europa e Lang gira dei veri Instant-movie, bombardamenti, collaborazionisti assassinati (Anche i boia muoiono) o spionaggio (Il prigioniero del terrore) aiutano a tenere viva e reattiva l'avversità dell'America contro quei tiranni. Di spie, congiure e false identità parla (come detto) il film in questione. Non mancano i ricordi di quel suo girare espressionista, anche in questo che dovrebbe essere solo ed esattamente un film di spionaggio riusciremo a cogliere l'occhio del genio Lang e dei suoi celebri film tedeschi, quelli anteriori alla seconda grande guerra. Palesi accenni al suo Mabuse coccolano l'occhio dell'appassionato cinefilo che rivede qui quei frame tanto amati. Personalmente credo che i pur bravi attori americani (Ray Milland, per questo film) non siano mai riusciti a fare fino in fondo proprie le maschere che lo "scrivere alemanno" di Lang richiedeva. Attori e ambientazioni non sono adatte pienamente a quelle inquadrature fatte di profondissimi neri e nebbie utili a rendere onirico ed "espressionista" tutto, anche una americanissima sparatoria in un prato. La trama: Uscito da un carcere psichiatrico, sua "residenza fissa" per due anni, Stephen Neale ha voglia di riprendersi i rumori e il chiasso di quella vita lasciata per varcare la soglia di un carcere, forse per un omicidio mai commesso. Si imbatte in una festa organizzata da una associazione benefica e dopo aver vinto una torta con l'aiuto di una cartomante si imbatterà anche in bombe e pallottole che cercheranno di ucciderlo per un qualcosa che lui non riesce ancora a capire. Sopravvissuto, indaga sull'accaduto e durante una seduta spiritica vede morire, e ne verrà accusato, uno dei partecipanti. Con l'aiuto dei due rappresentanti, due fratelli emigrati dall'austria per i pericoli dell'occupazione nazista in patria, dell'organizzazione benefica riesce ben presto a portare alla luce un piano che spie tedesche stanno mettendo in atto per mettere le mani su importantissime informazioni segrete. Nulla è come appare al nostro sfortunato Neale…gli amici lo tradiranno, i nemici lo aiuteranno. Il film è logico e ben girato, esatto come il perfezionismo di Lang ci ha abituati a vedere. Non ha cali di tensione e risulta quasi troppo facile da portare a termine per un maestro come il "nostro". Possiamo apprezzarne l'ottima fotografia e alcune scene che spiccano per bellezza nella pur sempre notevole qualità generale del girato. Le donne, entrambe bionde, presenti nel film sono forse, insieme ad una scena finale frettolosa e poco riuscita, le note stonate dell'opera. Interpretano male i ruoli assegnati confondendo i patinati film losangelini con questo lavoro di un maestro del cinema mondiale. Non sono la Maria della Helm in Metropolis o la Crimilde della Schon nei Nibelunghi…Lang era quel cinema e non poteva tanta bravura finire in nulla, questi film americani ne sono la prova, ma non arriverà mai a quelle sue prove d'artista girate in patria…respirando Germania e potendo confrontarsi con Wiene e avvalendosi dell'aiuto di Thea von Harbou…compagna e collaboratrice.