giovedì 2 maggio 2013

Onibaba - Le assassine (K,Shindo,1964)


Tra le varie accezioni che un horror, quello classico in particolare, può avere, questo vale almeno per chi scrive, dobbiamo includerne una tra le più qualificanti…l'horror d'inquietudine. Definizione inventata e non ufficiale, ma, come vedremo, è quanto spesso ha funzione portante in tutti i migliori film di questo "genere". Un vento furioso tra i canneti, assolo sferzante e straziante di un sax e un B/W asfissiante…così ci viene introdotto il film nei titoli di testa. Dopo tanto notevole "benvenuto" assisteremo ad una scena apocalittica, una di quelle che non sfigurerebbero in quei film "catastrofistici" tanto cari oggi ad Hollywood. Due samurai giapponesi, presumibilmente durante le sanguinose guerre medievali, vengono braccati da nemici a cavallo e si rifugiano, uno di loro è gravemente ferito, in un alto e fitto canneto. Persi e stanchi cadono stremati al suolo e il loro destino sembra ormai segnato…due lance li trafiggono a morte e due silenziose e animalesche figure si avventano come corvi sui loro cadaveri per spogliarli di tutto e gettarli in una voragine del terreno (che scopriremo essere una delle vere protagoniste del film). Il male che arriva nascosto e minaccioso tra le canne di quel campo, i gesti adatti e a perfetta imitazione di quello dello sciacallo, portano il livello di tensione emotiva ad essere altissimo già nelle prime inquadrature del film. Poi è la violenza raccontata della guerra, la violenza dei rapporti segnati dal bisogno di sopravvivere a prendere il sopravvento. Come cani affamati i personaggi popolano le scene del film, gli sguardi sono truci e diffidenti e in attesa di morire di fame o in guerra, questo è l'unico pensiero che governa le loro giornate. Onibaba non è assolutamente un film horror, ma come non temere il degenerare dell'animo umano e come non sentirsi minacciati, tanto quanto da un'ascia o da una motosega, dall'odio nello sguardo di chi deve uccidere per vivere e cerca umanità dove l'umanità è morta? In quella palude di acqua e fango, dove la fame è filosofia, considerare chi è tuo alleato o tuo nemico è difficile quanto volare. Poi ci sono i bisogni, quello del sesso dopo aver saziato quello per la fame. La delicata solidarietà che esisteva nel doversi dare mutuo appoggio per sopravvivere si scioglie come neve al sole quando un piccolo privilegio, fosse anche uno sguardo complice, ti rende "più" del tuo compagno. La giovane ragazza è un bottino come un altro, è il soddisfare di un bisogno per l'uomo e fonte di invidia per l'anziana suocera. Film di notevole bellezza e di difficilissima interpretazione…film che nutre i mostri del nostro egoismo e genera terrore per il solo motivo di non volersi mai scoprire come quei personaggi. Sublime la fotografia, richiami espressionisti e contrasti di luci e neri suggestivi. Dialoghi essenziali e ben misurati e recitazione come meglio non si potrebbe. Perfette figure teatrali, ai margine della guerra, che ne raccolgono i frutti marci e che barattano la loro umanità con una cinica sopravvivenza. La paura per le fiamme dell'inferno che spettano ai peccatori, gli spiriti e i demoni sono l'arma per frenare una libertà pericolosa…Non si vede orizzonte oltre quel canneto, solo il fondo di un pozzo. Un microcosmo, un pianeta deserto da farcire di regole e tabù per "governare" l'altro e sottometterlo. La trama: In un passato imprecisato, nel corso di una guerra che sembra non finire mai, suocera e nuora vivono uccidendo soldati feriti e spogliandone i cadaveri; l'arrivo di un disertore scatena la gelosia tra le donne La più anziana si impossessa della maschera demoniaca che ha preso a un samurai per spaventare la più giovane e impedirle così di abbandonarla, ma il suo piano avrà conseguenze inaspettate…quella maschera è forse di un vero demonio.