lunedì 6 maggio 2013

L'inquilino del terzo piano - Le Locataire (R.Polanski,1976)


Senza aver letto un minimo di trama prima della visione del film, nei primi minuti del girato, saremmo tratti in un inganno colossale. Scorgere solo una semplice diffidenza nell'atteggiamento di quei strani personaggi che il nostro protagonista (lo stesso Polanski, regista e anche attore) incontrerà è tanto ovvio quanto giustificabile, eppure la verità non è solo questa, eppure tanto ancora la storia ci dovrà sorprendere e, senza esagerare, sconvolgere. Un timido e impacciato piccolo impiegato, un polacco con passaporto francese, vorrebbe affittare una casa…modesta e fin troppo cara. Conosce una schiera di strani individui, annoiati e in perenne crisi di nervi. Tutti ingredienti ben soppesati per cucinare una visionaria commedia nera, che poi arriverà al drammatico e, sorprendentemente, all'horror. Intendiamoci, trattasi di una patina di horror, raffinato e di quelli che chiamiamo tali solo per la netta e costante sensazione che un terribile coup de theatre darà presto sapore alle visione. Il personaggio che Polanski si cuce addosso è complesso e pari a quelli che la settima arte dona a volte alla storia del cinema…icone indimenticabili. Il film scorre con un ritmo mai lento e mai nessuna scena è solo riempimento banale, la cura è maniacale e superiore a quello che richiederemo alla stessa quotidianità. La notte è il mondo del vero Trelkovsky (il protagonista), la notte è solo, la notte è rivincita e sconfitta. Tutto avrà inizio quando il nostro "simpatico" polacco comincia ad indagare sui ricordi e tra gli oggetti che la precedente inquilina del suo appartamento, suicidatasi gettandosi dalla finestra di quella stessa casa. Stranezze incomprensibili e spesso inquietanti. Ora ha un segreto, deve difenderlo contro quell'orda di vecchi bacchettoni, quei vicini allarmanti e minacciosi che, come in Rosemary's Baby, rappresentano un male strisciante e subdolo, che sfianca il "diverso", che ghettizza e annienta. L'animo di Trelkovsky sprofonda in un mondo parallelo e buio, simboli esoterici e una sfuggevole logica offuscano di brume la nostra voglia di capire. Polanski gioca con chi assiste al suo film, usa la novella da cui il lavoro è tratto come meglio desidera e rende "cinematografo" ogni singolo frame. I vicini, chi vive intorno a noi e ci dorme nella casa accanto, che scruta le nostre insonnie sono "vampiri". Sono vampiri, nel senso che prosciugano di linfa vitale chi è strano, strano perché è un normale. Buone e innovative sono anche le tecniche di ripresa, ben architettati piani-sequenza arricchiscono un film molto ben fatto e inaspettatamente…agghiacciante e raccapricciante tanto quanto i migliori horror. L'inquilino del terzo piano non arriva ai livelli di Rosemary's Baby, ma non è sbagliato considerarlo un ennesimo capolavoro del famoso regista polacco, geniale e perfetto quanto deve e che fa sembrar facile filmare l'impossibile. La metamorfosi (perdonate il piccolo "spoiler") del nostro protagonista è di una sensazionale bellezza, il gorgo che inghiotte l'anima del giovane Trelkovsky è degno di un libro di psicanalisi, e lo stesso film non sfigurerebbe certo tra i titoli da proporre per analisi a studenti di sociologia e psicologia. Due righe per decantare la bellezza della Adjani, perfetta per il ruolo e diretta in modo eccelso. Film che incarna lo spirito "orlokiano" come e meglio di altri…è un horror dell'anima, un horror ricercato e quasi subliminale. La trama: Un impiegatino polacco,Trelkovsky (Polanski), affitta l'appartamento di una suicida in uno stabile parigino popolato di vecchiacci inquietanti: in un crescendo persecutorio e surreale Trelkovsky cercherà di ripercorrere la sorte di chi l'ha preceduto.