lunedì 20 maggio 2013

Lèvres de sang (J.Rollin,1975)


Un bel tipo Jean Rollin. Artista e genio per alcuni, furbo e poco capace per i più. Diremo di lui che raramente prese la cinepresa con l'intenzione di fare un film. Diremo che volle dar vita a qualcosa di più simile ad un quadro che ad un set cinematografico. Colori, equilibri e spesso lentezze affini all'immobilità rendono l'opera del nostro (odiatissimo) regista francese un genere tanto estremo e peculiare da non poter non sollecitare la curiosità del vorace cinefilo. Se il film ha una qualche possibilità di essere etichettato come horror è solo e soltanto per la presenza di qualche elemento tipico del nostro genere preferito. Vampiri e castelli, un qualcosa di gotico e misterioso che ci riporta ai film conosciuti, ma subito li abbandona per un gusto onirico e surreale tutto suo. Inizia con un sogno romantico, un uomo riconosce in una foto un paesaggio ed un maniero che furono importanti e segnarono il suo essere adolescente. Rivuole quel sogno e quelle sensazioni, e quella ragazzina conosciuta tanti anni prima. Quella ragazza ora come allora ha un segreto da nascondere…E' obbligatorio precisare che il film presenta numerose scene di nudo, quasi si spinge al soft-core, ma considerate le atmosfere e la volontà di destabilizzare del regista, non risultano quasi mai fuori luogo, rimanga comunque un avvertimento per chi non desiderasse tanta "schiettezza". Dialoghi lenti ed essenziali che non rischiano di distrarci dallo sforzo di dover spesso intuire il senso di sequenze quasi mai dirette nel significato. Supplisce alla carenza di parole un continuo sforzo da parte di Rollin di dirci molto con immagini e inquadrature, strettissimi primipiani e buona maestria nell'uso delle luci, soprattutto nelle scene in esterni e in notturna. Personalmente trovo fastidiosa l'interpretazione del protagonista maschile (Jean-Loup Philippe), spesso presente nei film di Rollin, ma in questo, eccedendo con quell'aria trasognata e quasi beota, non porta nulla al film e quasi ne ridicolizza alcune scene. La trama poi si arricchisce di un ulteriore complicazione..la ricerca del protagonista, ossessiva ricerca, di quel luogo d'infanzia, sembra essere ostacolata da una qualche organizzazione, qualcuno non vuole che ritorni a quei luoghi e a quella bellissima giovane donna. Ovviamente volerne riscontrare simbolismo e metafore è gioco facile. E' come se il regista desiderasse mettere l'individuo dinanzi ad una verità destabilizzante…pone quel che dovrebbe sembrarci il male in aiuto al protagonista, una sorta di protezione, e tutto quello che dovrebbe essergli familiare e sicuro sembra trasformarsi in minaccia e complotto. Cosa è successo in quella notte di 20anni prima al castello e chi è quella donna che lo fece innamorare ancora bambino? Perché ora lo cerca e sembra richiamarlo a se? L'avrete già capito...inspiegabilmente ritroveremo quel che nessuno crederebbe mai di trovare durante la visione della prima parte del film….un amore romantico. Una grande storia d'amore dissimulata in un horror patinato e dall'erotismo raffinato. La bellezza di un amore eterno, la bellezza immortale rappresentata dal vampiro e la scelta estrema di vivere quel sentimento assolutamente. Solo due amanti che viaggiano eternamente, per luoghi e per tempi. La trama: Durante una festa un giovane uomo riconosce nella foto di un poster un luogo importante della sua infanzia. La ricerca di quel luogo risulta difficile ed inspiegabilmente ostacolata da quanti lo circondano. In particolare la madre della ragazzo è quasi ostile e vuole convincerlo di immaginare tutto e che tutti i suoi ricordi siano frutto della prematura perdita del padre. Ma strani fenomeni avvengono quando la visione di una ragazza che il protagonista aveva incontrato in quelle stesse rovine, lo guida passo dopo passo verso quei luoghi. Rovine che furono luogo di vampirismo e male, ma che diverranno, dopo un finale gotico e non banale, l'inaspettato luogo dove vincerà l'amore…eterno e non umano.