lunedì 13 maggio 2013

Il profumo della signora in nero (F.Barilli,1974)


Uno strano vicinato, relazioni sociali quasi solo di maniera e una storia nella sua infanzia mai affrontata e risolta. Questo è la vita di Silvia Hachermann (Mimsy Farmer). C'è odore di macabro e di ambiguo in ogni fotogramma del film, ogni dialogo e ogni sguardo sembrano sleali o, ancor meglio, sembrano celare un mistero e un inganno. Impossibile non scorgere le atmosfere di Rosemary's Baby alla Farrow (l'acconciatura e la somiglianza tra le due attrici è quasi eccessiva) ...è più che un semplice omaggio a Polansky (con tanto di carrozzina verso il finale). Un confronto che spaventerebbe chiunque, ma Barilli ottiene un suo stile ed un apprezzabile risultato. Ovviamente il livello è molto diverso e inferiore, ma, trattandosi di un'opera prima, si lascia apprezzare per coerenza stilistica e buon uso della camera. Grande, grandissimo pregio del film è riuscire a catturare fin dai primissimi minuti tutta l'attenzione e la curiosità dello spettatore. Ammaliano le luci, la fotografia, ma prima di ogni altra cosa quella evidentissima sensazione di "non detto inquietante" che insaporisce a dovere e stuzzica i palati più fini. Oggetti, foto e feticci infantili, pur non svelando i loro segreti, accompagnano le giornate dell'infelice Silvia, che sembra lontana con la mente e aliena e passiva allo scorrere della sua esistenza. Le musiche di Piovani, belle e adeguate, seguono alla perfezione personaggi e fotogrammi, ne accentuano l'efficacia e fanno di questo bel prodotto horror-thriller un ottimo esempio di artigianato italico. Un complotto di fatti e personaggi, la vittima è la nostra protagonista. Figure ambigue che tramano e nulla fanno presagire di buono. Stregoni, magia nera e cannibalismo si aggirano in una Roma benestante e forse annoiata dall'agio. Di spessore la recitazione e credibile la Farmer, un Mario Scaccia surreale ed educatamente ambiguo, che ama gli ippopotami (?) e vive solo. Quindi..un buon esordio per Francesco Barilli, già attore per Pietrangeli e Bertolucci e ora al suo primo film da regista…mai veramente amato dalla critica. Critica che non perdona mai, almeno nell'immediato, fatto salvo il rivedere il giudizio dopo decenni nei vari festival di "riscoperta", le buone opere prime, quasi si dovesse stroncare a prescindere un giovane con poca esperienza…anche i critici cinematografici hanno il loro "personaggio" da dover mantenere. Si dovesse cercare un difetto si potrebbe dire di una ricerca eccessiva nel voler sorprendere chi guarda, repentini cambi di campo e inquadratura, banale e strausata tecnica, degna più dell'horror da botteghino che di un buon film come questo. Purtroppo Barilli non si ripeterà, non avrà altro da dire al cinema come regista. Questa, in fondo, la differenza vera tra un grande della settima arte e un buon cineasta, la costanza nel fare buoni film è ben più rara che azzeccare il primo e poi poco più. Rimane questo bel film, con momenti che ricorderete come tra i più inquietanti per un thriller e un finale molto ben riuscito, poco scontato e decisamente splatter. Merita una visione per tutti e un sicuro approfondimento per i patiti del genere. La trama: Perseguitata dai fantasmi e dai traumi della sua infanzia, Silvia diventa un'assassina, o almeno lo crede: chi le sta attorno, infatti, complotta alle sue spalle.