lunedì 22 aprile 2013

La notte dei diavoli (G.Ferroni,1972)


Dopo alcune esperienze con western e peplum, Ferroni torna ad un genere, quello horror, che lo fece apprezzare al pubblico, non solo italiano, già con il suo celebre Il mulino delle donne di pietra. Non scrive un soggetto pienamente originale, ma usa un racconto russo della metà dell'800...scritto da Aleksey Tolstoj (cugino del più noto Lev). Il racconto in questione (Sem'ja vurdalaka è il titolo originale) era già stato usato da sua maestà Mario Bava per uno degli episodi di I tre volti della paura, con un superlativo Boris Karloff. Questo avrebbe dovuto scoraggiare Ferroni? Magari il confronto avrebbe potuto uccidere l'interesse per il suo film e rinchiuderlo nello stretto recinto della "copia d'autore"...e invece azzarda, sfida e convince. Convince senza dubbio la cura nella scenografia e nella fotografia, rende ottimamente il clima pesante e umido che appartiene alla storia raccontata e non manca della giusta atmosfera gotica, quasi classica, che tanto ci piace. Non ha ritmo, non ha repentini cambi di scena e non usa facili stratagemmi, che spesso coprono l'incompetenza di alcuni colleghi del bravo Ferroni, come l'importunare la sensibilità di chi guarda il film con ruffiane e repentine apparizioni di demoni orripilanti...solo spavento e non angoscia, ribrezzo e non paura. Molto ben girata e pensata la scena che introduce i vari protagonisti del film. Una famiglia che vive una Jugoslavia rurale e ostile, di lavoro e di leggende...di demoni e vampiri. Come buona è la rappresentazione dei mostri che assediano di notte quella casa, reietti e ora dannati...parenti e ora diavoli. Hanno sembianze umane, camminano e agiscono come in preda ad irrefrenabile cattiveria e voglia di vendetta più che per assecondare qualche malvagia entità superiore. Questo sembra sottolineare il racconto di Tolstoj, rapporti umani induriti dalla vita...cattiveria e invidia, prepotenza e ignoranza, da questo nascono i mostri. Solo dalla mancata visione di una possibile speranza hanno ragione di esistere le figure negative e non-umane, figure a cui, poi, dare la colpa della propria situazione, spesso fatta di stenti e di privazioni. Quando Nicola, uomo di città, incrocia quella gretta visione del mondo non capisce, non accetta e vuole risolvere e scoprire più che subire...forte del suo "illuminismo" scettico vuole interpretare, ma ben altro da quello sperato sarà il finale della nostra storia.... Poverissimo per budget e di conseguenza con effetti speciali al limite del credibile, il film mette alla prova le capacità del regista nel catturare e non annoiare l'esperto fruitore di horror, che, siamo nel 1972, ha già il palato abituato ai tanti film di genere e diventa visione dopo visione sempre più esigente. A tutti gli attori è richiesta una ed una sola espressione, non si ride mai e lo sguardo è quasi sempre fisso e perso nel vuoto, cosa questa che aiuterà a non far sfigurare le deboli prove di Garko e della Belli, mediocri ma nella media del cast. Una curiosità da cinefilo: gli occhi dei Wurdulak, i mostri del film, sono truccati esattamente e anche sorprendentemente aggiungerei, come Park Chan-wook truccherà la sua Lady Vendetta, contornati da un rosso evocativo e ben 30anni dopo l'intuizione del nostro Ferroni, coincidenze sicuramente, ma difficili da non notare. La notte dei diavoli è un film che ha patito di una iniziale critica avversa, che non riconoscendogli originalità lo relegò tra le fila dei film trascurabili e non emblematici del classic-horror italiano...errore grave e solo in parte rimediato con l'inserimento della pellicola in alcune rassegne di genere, poco conosciute e ancor meno frequentate. Ora, dopo 40anni esatti dall'uscita della pellicola, possiamo almeno avere una visione complessiva del panorama dei film "di paura" di quegli anni e certo affermare che questo è uno di quelli da "considerare"..almeno per carpire i segreti di artigiani e maestranze, vera forza del nostro cinema di genere. Una nota particolare per una delle figure minori del film: il brigadiere Kovacic, una delle voci più celebri del doppiaggio italiano, quel Renato Turi che ha dato "parola" a Lee Van Cleef, Telly Savalas, Cristopher Lee, Orson Welles..che qui appare come attore e con la sua voce caldissima ci spiega chi sono i Wurdulak...da brivido. Finale magari un po' scontato, ma nel complesso un film da non perdere. La trama: Un uomo resta in panne con l’auto in mezzo a dei boschi sulla frontiera con la Yugoslavia. Isolato e solo decide di avventurarsi tra la fitta vegetazione per cercare aiuto: troverà una tetra casa in legno e una famiglia che ci vive. Dapprima molto diffidenti, queste persone ospitano lo sventurato per la notte con la promessa di aiutarlo a ripartire al più presto, ma non prima della mattina seguente: è quasi l’imbrunire e la notte in quelle zone non è sicura. Il protagonista sospetta ci sia qualcosa di strano e scoprirà in seguito l’orribile segreto che si cela in quelle terre abbandonate da Dio.