domenica 4 maggio 2014

Mircalla l'amante immortale - Lust for a Vampire (J.Sangster,1971)

Quella di produrre una serie di film conosciuti come “La trilogia dei Karnstein” fu per la Hammer una scelta poco felice. I successi ottenuti con i tanti Dracula interpretati da Cristopher Lee, le varie Mummie e i Frankestein…non potevano durare in eterno, e si decise di portare sullo schermo una qualche novità, un motivo di interesse per richiamare al botteghino quel pubblico che aveva tanto amato le classiche produzione horror firmate Hammer ma che ormai disertava le sale, stanco del solito buon brodino condito con canini aguzzi e polverose mummie egiziane. Un libro, o meglio un racconto, del 1870 fu scelto come soggetto dei tre film di cui parliamo, un racconto di Sheridan Le fanu. Il primo di questi, Vampiri amanti (già recensito), è quello che riscosse più successo, grazie ad una meravigliosa Ingrid Pit. Il secondo (di questo parleremo) aveva come titolo Mircalla l’amante immortale e non occorre acume immenso per intuire che il nuovo filone scelto dalla Hammer per il suo rilancio era quello dell’ Erotic-Horror. E se le grazie della Pit erano ancora ben presenti nei sogni degli “appassionati dl genere” in questo secondo capitolo la scelta cadde su una pressoché sconosciuta attrice danese (Yutte Stensgaard) per il ruolo di Mircalla e soprattutto si scelse una brigata di giovani ed avventi donzelle, le cui scollature (e nella versione non censurata del film anche con qualche chiacchieratissimo nudo integrale) condirono e decisero le scelte erotiche di molti. L’horror lascia spazio all’eros e la bella fotografia che rese famose le produzioni Hammer è ora al servizio dei corpi delle giovani fanciulle che oscurano completamente e fortunatamente le interpretazioni mediocri dei colleghi maschi. Insopportabile la recitazione di Mark Raven…assurdo Conte Karnstein, inguardabile. Nota di merito la dobbiamo alla regia di Jimmy Sangster. La lode non è meritata per aver usato particolari tecniche o invenzioni filmiche, ma per aver portato a termine dignitosamente un film con un copione povero e spesso inconcludente. Sangster fu chiamato con urgenza a dirigere il film, era molto più apprezzato in Hammer come sceneggiatore, per un incidente che toccò a Tarence Fischer, regista più dotato e quotato. Tutto sommato le atmosfere gotiche che tanto ci piacciono non mancano, ma quando la recitazione è tanto misera la buona fotografia e il manuale del bravo regista possono poco. Quel che veramente distingue questo secondo capitolo della trilogia dal bel Vampiri Amanti è una marcatissima “umanità” del personaggio di Mircalla. Qui la vampira ha quasi perso completamente la sua natura di creatura del male, è impegnata ad affascinare come farebbe una qualunque Annamaria Rizzoli le sue compagne e a regalarci numerosissime scene lesbo o a conquistare il bel professore e quasi dimentica di essere la vampira del titolo del film. La trama in breve: L’arrivo di Mircalla in una scuola per procaci fanciulle provoca pruriti sia tra le compagne che in Richard, uno scrittore che ha ottenuto un posto da insegnante. Ma in verità lei è la vampira Carmilla Karnestein… Film da vedere solo per curiosità e completezza se interessati alla celebre filmografia della Hammer.

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