lunedì 12 maggio 2014

La vergine di Norimberga (A.Margheriti,1963)

La biografia e la filmografia di Antonio Margheriti, questo basterebbe per un corso completo sulla regia cinematografica. Archetipo del regista di genere (di una quantità di generi) e sopraffino conoscitore dei gusti del pubblico, che indovina e ancora più spesso forma e anticipa. Il primo amore di Margheriti (Anthony Dawson, pseudonimo usato in tutti i suoi film) fu la fantascienza e il suo Space Men fece scalpore per la maestria dimostrata nonostante un budget inesistente...anche gli inarrivabili States si accorsero di questo giovane regista italiano e non si fecero sfuggire l'occasione di fare soldi con una furba distribuzione della pellicola. Stessa sorte non toccò al ciclo detto Gamma Uno, la colpa fu della voracità della stessa produzione USA, che dopo Space Men pensò di ricavare ancora una volta moltissimo con poco e assegnò al nostro Margheriti il minimo indispensabile per tenere in piedi il set...fare anche i miracoli era troppo per il nostro pur bravo regista. Quello che a noi qui interessa sono i film che Margheriti dedicò al genere horror. Titoli che nella memoria dell'appassionato sono vere pietre angolari del nostro cinema di genere. Film come Contronatura, I lunghi capelli della morte e Danza Macabra sono sinonimo di horror italiano. Il primo film che iniziò tutto questo fu La vergine di Norimberga. Un gotico di fattura classica e, almeno apparentemente, classico anche nella trama...ma Margheriti è sorprendente per definizione e darà, come sempre fece nelle sue opere, una svolta particolare e personale al suo film, la "cifra stilistica" margheritiana è evidente e notevole, basta saperla riconoscere. La vergine di Norimberga può contare su bei nomi da locandina, Cristopher Lee e Rossana Podestà su tutti ma anche i "non protagonisti" meritano attenzione, grazie a una regia capace e attenta nel dirigere gli attori. Questo pregio fece si che tanti nomi famosi del nostro cinema non rifiutarono mai un film con Margheriti, Lisa Gastoni, Franco Nero o Giuliano Gemma sono solo alcuni che hanno avuto il piacere di vedere il loro nome sulle locandine dei lavori margheritiani. L'ottima fotografia e l'azzeccata location intrigano immediatamente lo spettatore, la bellezza della Podestà (che magari eccede fin troppo nell'uso della sua camicia da notte, quasi unico costume di scena per tutta la durata del film...ma di questo pochi si lamenteranno veramente) è spiazzante e ancora più evidente quando il genio Margheriti deciderà di specchiarla nel gelido materiale e nelle orrorifiche fattezze della macchina di tortura medievale che darà titolo al film. Un confronto che rimane subliminale ma che sortisce effetti. Ottima è anche la ricostruzione storica, il passaggio temporale che ci porta dal medioevo alla seconda guerra mondiale e all'oggi (il film è girato e ambientato nel 1962) è perfettamente risolto e questo sarà il segreto che ci aiuterà a godere del bel finale e della svolta "storica" che avrà il film. Di notevole effetto è il trucco usato per la maschera del "generale nazista" (non aggiungo altro per non rovinare la visione) che darà l'ultima sferzata ad un film che vive della bravura del suo regista e della credibilità del cast. Lee ha un ruolo tutto sommato marginale, ma con quel poco copione da comunque sfoggio di bravura e serietà professionale. Un film tanto ben fatto che sembra notevolmente più moderno dei suoi anni e, anche se soffre di una lentezza ormai lontana dai nostri gusti, riesce a distinguersi da tutti i film gotici nazionali che lo hanno preceduto e a rimanere ben distinto da quanti lo seguiranno. La trama: Mary (Podestà) scopre che nel castello del marito (Rivière), in Germania, qualcuno ha rimesso in funzione la macchina della tortura del museo, e se ne va in giro incappucciato come un suo sadico antenato famoso per aver torturato e ucciso decine di donne. (Film completo nel link di seguito) 

2 commenti:

  1. Mi sono persa tanto dell'horror purtroppo e questo è uno dei titoli per i quali mi sono sempre detta di ricominciare proprio da questi... corro ai ripari quanto prima. :-)

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    1. Ciao Manuela, grazie per il commento al post.
      Quello che dici è il percorso di ogni serio appassionato di cinema. Una volta scoperto un "genere" preferito si ricercano (inevitabilmente e giustamente) le origini di "tutto" e le opere sconosciute ai più...e questo (a ben vedere) è anche una buona metà del divertimento.

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