sabato 19 aprile 2014

Il plenilunio delle vergini (P. Solvay,1973)

In quel di Balsorano (AQ), in un castello del ‘500..Mark Damon (che aveva già iniziato a dividersi tra il ruolo di attore e di produttore) porta tutto il cast di questo film, un erotic-horror tra i più tipici. Aveva convinto tutti millantando l’interesse di una casa di produzione cinematografica americana. Nessuno però vide mai alcun rappresentante di questa fantomatica agenzia e tutti pensarono che, pur di realizzare questo progetto, fosse lo stesso Damon a tirar fuori il denaro…il film comunque si fece e qualcosa (poco) di buono ne uscì. Agli inizi degli anni ’70, l’eros che solo velatamente aveva contaminato l’horror italiano degli anni ’60, invase tutte le produzione di genere, almeno tutte quelle che volevano avere un minimo di “successo” alla cassa. Nessun altro genere come l’horror si prestava, e da sempre, a questo e tra i tanti sottogeneri il vampirismo riusciva in questo più di altri. Di fatto perché nella genesi stessa dei primi vampiri era già presente l’eros come peculiarità del personaggio, donna o uomo che sia. Donna, vampiro, indipendente e bisessuale era Mircalla…prima ancora della celluloide lo era nei libri (è presente in un racconto del 1872) e rimane ancora insuperata, anche dai tanti “colleghi” maschietti. Qui, nel film di cui parliamo, il ruolo della vampiressa assetata e ammaliatrice è di Rosalba Neri. Fascino ambiguo, bellezza particolare e con qualche dote da attrice. Non basta certo la Neri a risollevare le sorti di un film tutto sommato modesto, ma quello che non ha potuto la protagonista, la storia e la regia ha potuto una sola scena (unico motivo di questa recensione). Pochi fotogrammi che per gli appassionati di horror gotici e ancor più per quelli che amano i film con i “denti aguzzi” rimane evocativa quanto l’incedere di Bela Lugosi diretto da Browning. Nella scena in questione la Neri riemerge da una vasca dorata, completamente ricoperta di sangue e completamente nuda. E’ regale come deve essere la moglie di Dracula (in carne, ossa e sangue!!) e rappresenta perfettamente tutto il personaggio. Fotografata e ripresa con tanta maestria che appare perlomeno evidente quanto quella scena debba essere piaciuta a tutte le maestranze del film oltre che al pubblico. Si stenta a sopportare i momenti in cui la trama perde del tutto consistenza e Damon non ha quasi espressività e considerando che si ritaglia, il soggetto è anche suo, ben due personaggi da interpretare a volte arriverà a sfidare la pazienza di tutti. Se vi bastano le (numerose) scene al limite del soft-core che farciscono la pellicola nulla vi importerà della pochezza di trama e attori…ma questo avrebbe senso se lo avessimo visto il film al momento della sua uscita (1973), ora risulta datato anche nell’eros che contiene. Questa che segue è la trama, ma ricordate che il film in questo ha poco da dire e ha senso cercarlo e vederlo quasi solo per quell’unica scena: L’archeologo Karl Schiller è attirato dalla leggenda dell’Anello dei Nibelunghi, un oggetto che garantirebbe il dominio sul mondo, già appartenuto ai grandi della storia nonché al conte Dracula. Il fratello gemello di Karl, l’intraprendente Franz, precedendolo in Transilvania, si mette sulle tracce del prezioso monile, queste lo conducono al castello della bellissima e sinistra contessa Dolingen De Vries, in realtà una vampira…

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