domenica 23 giugno 2013

Jack the Ripper - Erotico profondo (J.Franco,1976)


Variante, senza alcuna pretesa di riproporre fedelmente il riferimento storico, delle vicende di Jack lo squartatore. Il camaleontico e prolifico regista spagnolo torna, dopo il suo Dracula del '69, ad affrontare temi cari e classici nelle pellicole horror. Abituato a somme di denaro appena sufficienti a pagare il "cestino" del pranzo a comparse e attori, dovette trovare espedienti, solitamente costosissimi, a più basso costo per rendere i vicoli di Zurigo (dove gira questo film) la fumosa e umida Londra del XIXsec…campo giochi del famoso e mai catturato serial killer. L'erotismo solito di J.Franco è qui appena presente, nonostante il furbo titolo italiano ne faccia esplicitamente richiamo, tutto si limita a balli ammiccanti della solita Lina Romay (moglie del regista) e qualche nudo, più che casto per i canoni attuali. Il film è diretto con buona mano e discreta perizia nelle inquadrature, ma soffre, allora e ancor più oggi, di una lentezza che solo raramente potremmo confondere con la volontà di creare suspance. Tanto della personalità del film è dovuta alla scelta felice, ma era scommessa facile da vincere, dell'attore protagonista. Nel Dracula dello stesso Franco del '69 aveva recitato in una piccola ma indimenticabile parte (era il detenuto Renfild), qui ha tutta la possibilità e il giusto personaggio per darci prova della sua bravura. Parliamo di Klaus Kinski…maschera terrificante e innate doti da attore, che non disdegnava i B-movie, alternandoli a film d'autore con Herzog a dirigerlo. L'insistente indugiare di Franco nel rimarcare dettagli trascurabili, nel rendere quasi "bergmaniana" e ieratica la sua regia (questo almeno nella prima parte del film), ha un meraviglioso interprete in Kinski. Ha occhi e fisico adatti, pazzoide e logorato dentro come doveva essere l'assassino e, come per ogni eccelso attore, bisognoso di pochissime parole per donare credibilità al suo personaggio…questo perche è la fisicità la vera carta vincente per ben recitare, la voce è cosa a volte trascurabile. Non avendo certi e vincolanti riferimenti storici per dare una connotazione sicura al suo Jack, Franco elabora un suo particolarissimo assassino seriale. Un dottore che uccide prostitute per odio verso la madre, essa stessa una prostituta, e che di giorno cura gratis e amorevolmente i poveri della città. Un contrasto senza alcun dubbio suggestivo e ben riuscito, dove Franco tende ad ergersi a giudice di una società bigotta e sembra quasi voler trasformare lo psicopatico assassino in un nero super-eroe…un giustiziere, un guastatore nascosto nell'ombra. Fa dire ad uno degli attori, rivolgendosi al dottore-killer:..Come campa uno che fa solo del bene?..frase chiave e motto riuscito per definire il pessimismo franchiano e quel velato attacco alla società dei consumi che il regista spagnolo non dimenticava mai di mettere nelle sue pellicole….fossero anche quelle al limite della pornografia dei primi anni '70 in Germania. Oltre al bravo Kinski e ad una buona prova di Josephine Chaplin, ha pieno diritto di essere ricordata la parte affidata ad un attore poco conosciuto ma con evidenti doti..Hans Guagler, che cesella un "testimone cieco" di tanta pregevole fattura da essere diventato l'archetipo stesso del personaggio affidatogli. Personalmente lo ritengo uno dei migliori film di Franco, anzi il migliore…ben distante da quelli che più si conoscono e che servirono al solo botteghino. Finale che può piacere o destabilizzare, certo sbrigativo e forse non all'altezza del resto del film. La trama: Ai tempi della Londra vittoriana, Dennis Orloff conduce una doppia vita: rispettato medico di giorno, efferato assassino la notte. L'ispettore Selby di Scotland Yard non riesce a catturarlo ma verrà aiutato dalla sua promessa sposa Cynthia, che farà da esca per far arrestare il maniaco omicida.