domenica 16 giugno 2013

Il rosso segno della follia (M.Bava,1970)


Quando chiesero conto a Bava per la trama di questo film, apparsa banale a molti, lui rispose con un gelido e geniale: "…avete ragione, è la storia del solito pazzo". Mette insieme un cast appena sufficiente allo scopo, Femi Benussi ai minimi storici, Steve Forsyth che crede d'essere Diabolik e una buona prova di Laura Betti (buona, ma solo per le mediocrità che la circonda) moglie dello stesso Bava, la quale si diverte a fare l'acida consorte del belloccio da fotoromanzo…pieno di fascino e ancor di più di segreti inconfessabili. Con questa compagnia e con un soggetto scritto a quattro mani con Santiago Moncada, il nostro amato regista raggiunge Frascati e la solita Villa Parisi, location seicentesca ben nota e utilizzata in decine di film italiani, da quelli con Franchi e Ingrassia a Oci Ciornie, da Reazione a catena a Homo Eroticus, e qui, a parte alcuni esterni girati a Parigi (solo qualche fotogramma, perchè il budget era come sempre misero) ambienta l'intero film come fossimo in Francia, usando al massimo tre stanze ed il giardino...tanto con poco. Per i più curiosi: Villa Parisi si dice appartenesse al dittatore Francisco Franco. John Harrington (il protagonista) è un paranoico con un trauma infantile legato alla madre, questo è causa del suo essere diventato uno spietato serial-killer…niente di più scontato e prevedibile. Quel che manca alla trama Bava lo concede al suo geniale modo di girare. Si adopera nell'uso del grandangolare per ottenere inquadrature quasi psichedeliche ed evocative e ammette la presenza di un solo colore per posa (principalmente il rosso e il bianco)….rimarrà uno stratagemma vincente per aumentare la tensione emotiva in un film, come poi ci dimostrerà lo stesso Argento nei suoi arcinoti lavori. Tutto ci viene narrato in prima persona e con voce fuori campo dal protagonista. Questo, per volontà dello stesso Bava, è il solo legame tra quelli che sembrano essere più singoli episodi nella vita di quell'uomo che un susseguirsi logico e costruito di una trama. Bava vuole più farci immedesimare in quella mente folle che raccontarci una storia, vuole rappresentare la lucida scelta di un omicida guardandola con gli occhi dello stesso assassino…sospendendo giudizio e giustizia. Il serial killer baviano ricorda fortemente quello che 10 anni più tardi diverrà un'icona dello slascher-movie…mi riferisco a quel Frank Zito che nel Maniac di Lusting terrorizzerà l'America dei primi anni '80. Hanno in comune moltissimo, tanto da far gridare al plagio e non senza ragioni. Che Lusting abbia colto a piene mani dal film di Bava lo riscontriamo nella morbosa presenza di manichini di donna nella "tana" del mostro, nello stesso uso della camera, che segue il protagonista da vicinissimo, portandoci a vivere le scene con estrema e spiazzante veridicità e, non da ultimo, nella presenza di un trauma subito da entrambi i protagonisti con riferimenti alla figura materna. Vero pregio del film è una fotografia a dir poco perfetta…è così esattamente baviana perché Bava stesso l'ha fatta. Voleva un film che segnasse i suoi canoni stilistici in modo indelebile e ne fosse la summa, e almeno in questo dobbiamo dire che l'operazione è certamente riuscita. Questo è un film di Bava e anche chi fosse solo in possesso di una leggera infarinatura di classici dell'horror italiano lo riconoscerebbe come tale fin dalle prime sequenze. Film certamente da vedere per l'appassionato del regista sanremese e assolutamente da evitare per chi cerca in un film la sola coerenza del racconto. Solo avendo palato allenato e occhio avvezzo alla ricerca del "particolare" si gode di una pellicola come questa…perché spesso il bello di un film lo si riconosce con l'abitudine a cercarlo e non con un incontro occasionale e magari non voluto con un'opera del genere. La trama: Traumatizzato da piccolo come Norman Bates, John Harrington, paranoico impotente, uccide donne vestite con l'abito da sposa. Alla fine fa fuori anche la moglie Mildred, ma questa ritorna come fantasma, guastandogli la carriera da serial killer.