mercoledì 20 marzo 2013

Una lucertola con la pelle di donna (L.Fulci,1971)


Ancora un film di Fulci. Un thriller prodotto nei primi anni '70. Lontano dall'essere il suo miglior film, ma sicuramente pieno di interessanti singolarità. Come l'essere stato un film-appuntamento per alcuni di quei personaggi che diventeranno l'emblema del cinema italiano nel mondo…che stringeranno statuette dorate note a tutti con il nome di Oscar. Uno di questi è, udite udite, Carlo Rambaldi. Tre Oscar vinti per i suoi effetti speciali, per E.T., per Alien  e per il King Kong dell'77, e prima di questi successi alcune collaborazioni con Bava e un processo per, potremo dire così, eccessivo realismo in una famigerata scena nel film di cui oggi parliamo. Si trattò di una delle visioni più estreme che lo spettatore amante dei thriller, e magari anche di un certo horror sanguinolento, potesse sperare di vedere sugli schermi: 4 cani vivisezionati e cavie di uno strano esperimento, con il ventre aperto e i cuori ancora pulsanti. Tanto bastò per una denuncia di alcuni gruppi animalisti, convinti nel portare Rambaldi e Fulci davanti ad un giudice da quell'estremo (effettivamente) realismo della scena. Uno "stellato" anche per le musiche, quello scrigno di colonne sonore che è Ennio Morricone. Per la verità nel film non si punta sulla colonna sonora per accaparrarsi i favori del pubblico, tanto che quel poco del girato accompagnato dalle note del maestro si limita spesso a qualche "sciabolata" di violini a sottolineare un repentino cambio di scena, ma seppur poco è un poco d'autore e il tema principale (almeno quello) è degno di nota. Attori, o meglio, attrici, perché sono indiscutibilmente le figure femminili al centro della storia, sono Florinda Bolkan (che Fulci sceglierà ancora per il suo celebre Non si sevizia un paperino) e una biondissima Anita Strindberg. Il regista le spoglia entrambe, e senza limitarsi nel mostrare il corpo nudo delle due attrici. Pratica, questa, quasi inevitabile nei film "di genere" italiani dell'epoca…e anche perché la storia richiedeva effettivamente tanto esplicito richiamo alla sessualità delle due protagoniste. Poco da dire su Jean Sorel, più che recitare sembra dare voce al cartonato di se stesso. Il "mestiere" di Fulci lo riconosciamo e apprezziamo nelle scene dove più liberamente può dar sfogo alla sua fantasia. Perfette sono quelle che vedono la Bolkan in un vortice psichedelico che ci raffigura il suo sogno saffico e poi omicida, come perfetta e magari anche troppo di "maniera" quella dove, sempre la protagonista, viene attaccata da numerosi pipistrelli, che in gesti e inquadrature non può non riportarci alla mente Gli uccelli del baronetto Hitckock. Quindi, solida e giusta la regia di Fulci, ottima la direzione del cast e non banali le trovate per il finale del film, però…si, c'è un però: la sceneggiatura è spesse volte confusa e di difficile comprensione, lenta e per alcuni con il "palato raffinato" anche piatta. Sembra quasi mostrare il solito vizio di molti dei nostri bravi registi di genere, quelli più bravi…massimo impegno nel costruire la scena madre, quella memorabile e, contrariamente, una fretta quasi snob per il film nel suo complesso. Come a voler dire: osservate quanto sono bravo a girare la scena che reggerà tutto film, quanto farò parlare dell'opera anche solo con due geniali trovate e tanto mestiere. Questa recensione e le citazioni continue di giovani registi nelle loro opere prime, servono esattamente a dar ragione al "furbo" Fulci e ai suoi colleghi. Titolo senza la minima attinenza con il film. La trama: Borghese repressa e trascurata dal marito, Carol sogna di uccidere una vicina di casa disinibita; ma poi l'omicidio avviene veramente ed esattamente come sognato dalla donna. Intrighi, sesso e ricatti saranno svelati dall'ispettore Corvin…fino ad un finale a sorpresa e decisamente inaspettato.