venerdì 22 febbraio 2013

Nude...si muore (A.Margheriti,1968)


Storia di un film odiato dai critici austeri, tanto odiato da renderlo simpatico e interessante. Spesso ci si appresta alla visione di un film con tanti di quei preconcetti che, son sicuro, qualcuno di quei critici avesse già pronta la sua stroncatura prima di visionare realmente la pellicola. Se si intende cercare il capolavoro in ogni film, ovviamente, la delusione non può che essere certa. Se si usano i maestri del cinema come metro di misura per ogni lungometraggio salveremo al massimo una decina di opere in tutta la cinematografia mondiale. Invece un film è cosa complessa…tocca corde diverse perché diverso è lo spettatore. Chi apprezza ritmo e bizzarria può credere "Nude…si muore" un film interessante, chi quel margheritiano e surreale modo di girare un film non riesce a coglierlo (Tarantino ha fatto di alcuni film di Margheriti una sua nuova "religione") se ne allontanerà inevitabilmente…inorridito. Perfettamente calato in una cultura pop anni '60, con attrici attraenti e una location adatta (un rinomato collegio francese) sembra fare il verso ai "musicarelli" in voga pochi anni prima. Chiara e furba è la scelta di condire il film con ingredienti diversi, e per diversi palati. Si strizza l'occhio ad  un appena accennato erotismo e al vojerismo, quasi giocoso, ad uso di chi allora appprezzava l'eros al cinema, magari senza arrivare al sexploitation. Si curano abiti e acconciature per ottenere una rappresentazione più teatrale che volta al realismo e si ottengono così delle scene e delle inquadrature a cavallo tra il fotoromanzo e il fumetto che mantengono un sapore loro originale e un riconosciuto marchio d'autore del Margheriti. La recitazione non raggiunge sempre livelli accettabili, anzi quasi mai, ma in fondo in un film come questo non disturba più di tanto. Al limite del sopportabile sono invece le finte e forzate scene romantiche e una puerile colonna sonora che non riesce veramente mai a ricordarci che trattasi di un quasi horror. Ma pur giocando con canoni noti e con elementari trovate filmiche il lavoro di Margheriti è portatore di una qualche "freschezza" del girato che non è bagaglio di molti registi. Non annoia quando avrebbe tutto per farlo, non stanca quando indugia nel banale e, cosa importante, non delude nel finale…che per un thriller non è poca cosa. Il soggetto originale era di Mario Bava e pare che questi intendesse il film in questione come una parodia dello stile horror/giallo (campo, questo, già esplorato con il bel finale del suo I tre volti della paura). In questo passaggio tra il modo di vedere il film di Bava e la successiva realizzazione di Margheriti abbiamo tutto il film (luci e ombre). Forse aveva una scrittura troppo banale o poco sviluppata per un "bravo" come Margheriti, forse l'intenzione di Bava nello scrivere il soggetto era ancora poco chiara e difficilmente realizzabile…ma anche quando errori e mancanze (alcune evidenti) sono difficili da coprire, la presenza di questi due grandi del cinema italiano si sente, tiene a galla un film "minore", che in mano ad altri sarebbe potuto diventare un "nulla". Omaggio allo Psyco di Hitchcock con l'omicidio nella doccia di una delle ragazze. La trama: In un collegio di Nizza un assassino fa strage di educande. Il suo reale bersaglio è una delle ragazze e sfortunate e paradossali coincidenze lo porteranno alle numerose uccisioni. Un ispettore di polizia verrà chiamato ad indagare e una petulante studentessa lo aiuterà nelle indagini. Buon finale con sorpresa.