domenica 2 novembre 2014

Il sangue delle vergini - Sangre de virgenes (E.Vieyra,1967)

Ofelia Marano Gutierrez è innamorata di un giovane nullatenente, ma viene costretta dai genitori aristocratici a sposare il cugino Edoardo Aguilar Morano. Lo sconosciuto spasimante vampirizza Ofelia che viene sepolta insieme al suo legittimo sposo. Molti anni dopo, a causa di un guasto all’auto (fatale e poco originale), alcuni giovani si fermano nella villa di Ofelia, disabitata da tempo. Raul, uno di loro, incontra nella notte il fantasma di Ofelia e fa l'amore con lei. Il mattino dopo le sue due amiche sono pallide ed esangui. Il commissario di polizia Martinez (interpretato da Emilio Vieyra, regista del film), i dottori e gli amici delle ragazze rifiutano di credere ai vampiri, ma Raul è di diverso avviso. Le vicende gli daranno ragione.
Un Vampire movie argentino di fine anni 60…delirante e morboso nelle intenzioni, banale e bruttino nei risultati. L’interessante in film come questo è da cercare, non tanto nella tecnica raffinata e men che meno nella recitazione degli interpreti (spesso alla loro prima e fortunatamente unica esperienza), ma in quel suo essere così diverso nei sapori e nelle atmosfere a cui siamo abituati, atipicità che lo allontana dai straconosciuti monti dei Carpazi e intinge il vampirismo classico nella salsa chimichurri, restituendoci un prodotto perlomeno originale. Detto questo, il film non si eleva mai da una mediocrità congenita e le “furbate” del regista non aiutano a salvarlo. Le generose forme delle attrici vengono usate a profusione e ci si spinge a scene softcore ruffiane e poco utili alla storia. Quel che possiamo salvare dopo la visione del film, quel poco, sono la bella animazione dei titoli iniziali e l’aver (forse senza volerlo) anticipato di un buon decennio i temi classici dei numerosissimi teen-horror americani che faranno ben più successo al botteghino di questo sgangherato film argentino. Di terrore, nella sue accezione classica, non ne abbiamo praticamente traccia, come non c’è traccia delle vergini del titolo (!) Qualche primo piano ai canini appuntiti e quel po’ di sangue che si intravede certo non basta a darci la giusta dose di tensione che cerchiamo in un horror e la scialba ambientazione in uno chalet andino, inadatto e ridicolo, ci gela definitivamente nel poter dare un minimo di attenzione alla pellicola. Quindi, a ben vedere, è solo il coraggio di un regista come Vieyra nel volersi provare in un genere come l’horror, pieno di pellicole modeste e di pochissime vette riconosciute, con i pochi pezzi a disposizione a dare un senso alla visione del film. Il suo “voler far cinema” consapevolmente di bassa qualità ma con quel sapore tipicamente trash che avrà la sua fortuna nei cineforum di appassionati e che, in un certo qual modo, aiuterà ad allenare i gusti di tanti. La visione è quindi da consigliare solo a consapevoli entusiasti e curiosi…chi ama un genere non può limitare ai soli capolavori il suo tempo libero, ma nel ricercare e nello scovare stranezze sta il vero divertimento. Per poi magari incappare e sorprendersi di registi come Vieyra o in “personaggi” (prima che regista) come il brasiliano José Mojica Marins (di cui magari parleremo) che fanno quel tipo di cinema adatto alle ore notturne delle tv e all’asincrono Ghezzi.

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