sabato 4 ottobre 2014

Le Vergini di Dunwich - The Dunwich horror (D.Haller, 1970)

Nancy, studentessa della Miskatonic University di Arkram, fa la conoscenza con l’ambiguo Wilbur Whateley, discendente di una famiglia dedita a pratiche occulte ed intenzionato a riportare sulla Terra gli antichi e demoniaci padroni. Per fare ciò Wilbur deve sacrificare la ragazza in olocausto e rubare una copia del famigerato Nocronomicon, libro in cui sono contenuti i formulari d’evocazione. Il fratello gemello di Wilbur, progenie di creature non umane e terrificante per potere ed aspetto, attende nella soffitta della vecchia casa di famiglia di essere liberato e riportare il terrore tra gli abitanti di Dunwich, così come fecero i suoi avi anni prima. L’intervento del professor Armitage, esperto conoscitore del Necronomicon, impedisce che tutto si compia…ma a costo di molte vite e non prima di un finale sorprendente.
Adattamento cinematografico di un celebre e bel racconto breve di H.P. Lovecraft (L’orrore di Dunwich). Prodotto da Corman e diretto dal bravissimo scenografo Daniel Haller, che qui torna, dopo una buona esperienza con La morte dall’occhio di cristallo, dietro la macchina da presa e con risultati dignitosi. La vera difficoltà che regista, attori e produttore dovranno affrontare è la complicatissima impresa di riportare le atmosfere Lovecraftiane su pellicola…carpire gli odori e i colori non scritti nel racconto ma che sono gli ingredienti indispensabili per far riuscire la ricetta. Il film si discosta in diversi punti dal racconto, furbescamente inserisce quello che lo scrittore di Providence non aveva neanche mai pensato ma che la moda dei girati di quegli anni imponeva, di riti satanici basati sul sesso non ne abbiamo traccia nel libro e poco si adatterebbero allo stile di Lovecraft. La pellicola scorre piacevolmente e, cercando di soprassedere su una recitazione svogliata e che arriva alla nullità nel caso della protagonista femminile (Sandra Dee), si riesce a godere di alcune ottime trovate registiche; notevoli inquadrature in soggettiva portano tensione e attenzione ai livelli che un buon horror merita, l’uso di flash monocromatici e giochi di colore per cercare di portare la meraviglia e l’onirico dello scrivere di Lovecraft nel film ottengono, tutto sommato, il risultato desiderato. Particolare nota di merito la dobbiamo alla sigla iniziale…un cartone animato di estrema semplicità, ma che riesce a catturare attenzione e affascina con poco, facendo ben sperare per la visione del film. La buona regia di Haller la si riconosce anche e soprattutto quando, con stacchi repentini e obiettivi sporcati a dovere, vuole mostraci gli incubi della Dee. Una perfetta sintesi di immagini e musica e rumore che infastidendo affascinano e danno lustro ad un film che, tutto sommato avrebbe rischiato il dimenticatoio senza appello. Sorte che non riuscì ad evitare lo stesso Lovecraft, morto poverissimo come il “collega” Poe e ricomparso negli scaffali solo decenni dopo la sua morte per grazia di alcuni appassionati che ne ripubblicarono le opere. Il film, anche per questo suo omaggio ad uno scrittore sempre troppo stretto tra inutili paragoni e il cambiamento di mode veloci e poco credibili nei gusti dei lettori, merita una visione e che il film stimoli la curiosità e avvicini più persone alla lettura del racconto originale.

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