In una cittadina della
Pennsylvania i morti tornano in vita, affamati e cannibali. Chiusi in una
fattoria ai margini del cimitero, alcuni cittadini cercano di sottrarsi
all'orribile destino che li attende. Ma non sarà cosi facile passare la notte.
Le loro differenti opinioni sul miglior modo per uscire da quella situazione e
gli inevitabili scontri che ne conseguiranno aggiungeranno difficoltà
all'impresa già disperata di difendersi dalle decine di zombie che circondano
la casa.
...e un giorno Romero decise il
futuro dell'horror. Dopo quei 90 minuti, usciti dalle sale, il gusto di chi si
definiva appassionato del genere non fu mai più lo stesso. Allegorico e
talmente tanto reale nel rappresentare il cuore rurale e cinico dell'America in
quel finire dei '60 da poterlo credere più vero che assurdo. La produzione è di
quelle poverissime, caratteristica quasi immancabile delle pietre miliari del cinema, e
Romero utilizza ogni singolo dollaro (dei 100000 a disposizione per l'intero
film) al meglio, quel suo B&W è contrastato ed evocativo. La musica è rumore e
la tensione è claustrofobia. Non arriverà alla perfezione del nostro Bava e non sarebbe stato neanche opportuno per quelle che erano le sue intenzioni. Il girato doveva risultare sporco e quasi ripreso da un improvvisato
operatore della domenica. Gli zombie erano già apparsi su qualche pellicola prima
di quelli romeriani, di riti magici capaci di riportare in vita i morti e
simili non ne mancavano certo, ma quel che il genio di Romero portò al mondo, e
nessuno prima di lui, è quel retrogusto "sociale", un pungente
sarcasmo sempre presente e sempre implacabile. Ogni singolo personaggio, dal
leader nero alla famiglia tipica e tutti come loro, porta le sembianze di un
vicino o di un collega, sono loro i "non morti" che "non
vivono"...sembra suggerire Romero. Quel microcosmo di personaggi
forzatamente costretti a vivere la stessa esperienza, a confrontarsi e a far
uscire il meglio e soprattutto il peggio di loro stessi, assediati da quelli
che sembrano essere più l'incarnazione delle loro paure che dei pericoli reali, rappresenta la speranza del genere umano che sa di dover affrontare
i pericoli di una modernità ormai sfuggita ad ogni controllo e che non si
dimostrerà essere alleata...ma nemica. Tutto questo e un finale che arriva come
una rasoiata inaspettata, senza possibilità di interpretazioni diverse se non
l'angoscia per una vittoria che sembra peggiore della disfatta, hanno fatto
amare questo film e lo hanno portato ad essere seminale e imprescindibile
pietra di paragone per tutti...horror e non. Se a questo film dovessimo (se
proprio costretti) trovare un difetto sarebbe il dover riconoscere a Romero e
ai suoi dondolanti mostri la colpa di aver per sempre ucciso il gusto gotico e
hammeriano del fare horror. Le pagine dei polverosi romanzi ottocenteschi, che
hanno fatto da canovaccio alle numerosissime produzioni di genere, rimarranno
per sempre chiuse e dimenticate. I denti di un vampiro e il suo mantello nero, i
castelli nascosti tra le brume e le cripte polverose dei manieri non solo non
faranno più paura a nessuno...ma appariranno, da allora in poi, ridicole e inopportune ai più. Opera
prima di una bellezza oltre le opinioni personali e capace, allora come oggi,
di logorare le sicurezze dello spettatore e sprofondarlo in una spaventosa
quotidianità, piena di alienazioni e falsi miti di progresso.