sabato 20 luglio 2013

Dark Water (H.Nakata,2002)


Per un giapponese un film horror è un film dove la tensione, il terrore vero, deve scaturire più da quanto non viene mostrato che da corpi straziati o mostri brutti e cattivissimi. E' paura strisciante, meno molto meno digeribile del "banale" ribrezzo per uno splatter di scontata fattura. Il termometro per valutare la bontà di un film horror jap sono spesso le ore, e a volte i giorni, che dovranno passare per riconciliarsi con il sonno dopo la visione. Parliamo dei famosi J-Horror, dove la fanno da padrone gli yurei (fantasmi) e tanto di quel simbolismo (uno per tutti "la pioggia") da non poter essere mai completamente compreso da noi abitanti del resto del mondo. Conoscere cultura e tradizioni di quella terra porta il godimento di un film come Dark Water a livelli considerabilmente più alti…un godimento notevole per un notevole film. Correva l'anno 1998 quando, dio lo benedica, Hideo Nakata portava le pagine del libro Ringu di K.Suzuki sul grande schermo…e dopo quello tutto l'horror divenne vecchio e stanco e tutti i mostri divennero marionette patetiche, per tutti "paura" da quel momento in poi significò un abito bianco e lunghi capelli neri. Dopo un sequel Jap (Ring 2), a cui seguirà un remake USA nel 2005, Nakata torna a percorrere quegli stessi sentieri e non ci delude…l'ansia e il respiro interrotto sono, come allora, i nostri compagni di visione per questo suo nuovo lavoro. Piove, piove incessantemente su Ikuko e sua madre. Quella pioggia sembra spingere tutti a dover trovare un riparo…e il sicuro conforto di una casa diventerà anche il peggior incubo per le due protagoniste. Come per Ringu anche in questo film è il rapporto genitori-figli ad essere il terreno ideale dove ambientare le vere "paure" di questo secolo. Traumi familiari, separazioni e controversie per l'affidamento dei figli fanno da quinta alla messa in scena di questo racconto, ne sono lo sfondo perfetto…quasi come a dire che sono le vite sprecate dagli uomini a condannare gli yaurei a non andare via, le nostre insicurezze e il nostro odio sono il pasto dei non morti…vivono delle nostre paure e sono le nostre paure. La donna si immola per la sua piccola, e una bambina (Mitsuko) è il fantasma che la spingerà a farlo. Mitsuko vive ancora quella casa dopo la sua tragica morte, si nasconde tra le muffe di quell'appartamento, nell'umidità che divora i muri, è paura liquida come l'acqua che si insinua e che travolge. La donna cercherà spiegazioni a quel che accade, darà colpe al suo ex marito, accusandolo di volerla far passare per pazza e riprendersi l'affidamento della loro figlia, ma poi si rassegnerà a quell'evidenza e tutto quel dovrà accadere…accadrà. Girato con una fotografia che usa tutte e solo le tonalità del grigio per colorare di tristezza l'esistenza della giovane donna. La camera è usata nervosamente come nervosa e isterica è la madre di Ikuko..che ha paura ma vuole risolvere e capire quel che di strano le accade. Il primo incontro di questa con la piccola Mitsuko è una delle migliori scene del film, e da quel momento in poi non ci abbandoneranno più ansia, tensione e un disagio allo stomaco pesante e vicino alla nausea. Il film è talmente ben girato che durante la visione ogni corridoio, angolo nascosto o porta chiusa ci sembreranno punti di non ritorno da non superare mai, ci scopriremo spesso a chiudere gli occhi per evitare la visione (quanti film oggi possono tanto?) di un qualcosa di innocente quanto una bambina. A riprova di come i veri mostri da temere hanno sostanza nelle nostre complesse e difficili esistenze e che l'innocenza di un bambino è lo specchio perfetto e implacabile, capace di mostrarci il nostro vero volto, orrendamente sfigurato dalla vita quotidiana, frenetica e cinica. Da vedere assolutamente, ma non prima di aver fatto un lungo respiro e con la certezza che spesso questo ci rimarrà bloccato in gola. Senza stupirsi del ritrovarsi a fissare il soffitto dopo la visione, cercando di dar forme umane alle piccole macchie del tempo o del sentirsi sinistramente osservati durante il sonno. Buona visione e…buone notti insonni. La trama: Una donna in procinto di divorziare va ad abitare con la figlioletta in un tetro condominio, da cui una bambina è sparita tempo addietro; tra soffitti che gocciolano e cartelle rosse che ricompaiono, aleggia la presenza minacciosa della piccola scomparsa…