Due affascinanti gemelle, rimaste orfane, vanno a stare in casa dello zio, Gustav Weil (Peter Cusching), capo della Brotherhood, una setta di puritani dedita alla caccia alle streghe. Nel frattempo, al castello, il Conte Karnstein sacrifica una ragazza e il suo sangue, entrando nelle fessure della tomba sotto di lei, risveglia Mircalla Karnstein che morde il Conte facendolo diventare un vampiro. Il Conte a sua volta vampirizza una delle gemelle, che viene però catturata dalla Brotherhood e condannata a morte…ma non tutto è come può sembrare a prima vista…
Terzo capitolo della saga Karnstein, ispirato, come il primo (Vampiri amanti) e il secondo (Mircalla, l’amante immortale), dai racconti di Sheridan la Fanu e dalla sua Carmilla. Film non bello come il ben più memorabile Vampiri amanti, dove una indimenticabile Ingrid Pitt mostra ai cultori del genere le definitive sembianze della vampira del cinema, quella che rimarrà nei sogni e negli incubi di tanti maschietti (e non solo). Avere nel cast una sicurezza come Cusching darebbe lustro anche alla pubblicità di un lassativo, questo è pacifico, e anche le sorti di questo film vengo sollevate da una interpretazione solida e convincente. La perfetta e misurata mimica facciale rende alla maschera del bigotto puritano anima e veridicità. Nel complesso la pellicola non manca di belle ambientazione gotiche e di quell’atmosfera che ci aspettiamo in un’opera del genere, ma si ha quasi la sensazione di assistere a qualcosa di ben fatto ma non terminato. Le “particolarità” del genere ci sono tutte: canini affilati, decoltè giunonici, castelli e redivivi cattivoni assetati, ma sembrano messi lì ad uso di uno spettatore più da intrattenere che da convincere. Le burrose gemelle Collinson hanno abbastanza “attrattiva” da lasciare incollati alla poltrona e non abbandonare la visione, ma della classe e del fascino della Pitt neanche l’ombra. La trasparenza delle velatissime camicie da notte non basta, un tenebroso conte non si ottiene solo con un po’ di brillantina nei capelli ed un mantello nero…troppi pesanti precedenti. Originali e ben girate sono invece le scene dove la cavalcata dei “fratelli puritani” da inizio alle battute di caccia a sventurate donne, accusate di stregoneria, ma solo colpevoli di non essere modelli di castità e modestia. La musica, mai sentita in un film del genere, è degna di un western alla Leone. Stranamente funziona e quella che dovrebbe essere una cacofonia finisce per convincere. Come convincente e ben sviluppato è il tema della dualità bene-male che, ancor più accentuata dalla presenza di due gemelle identiche e pur non essendo una novità per un film di genere come questo, porta alla storia quel minimo di lettura psicologia, metaforica e sociale che è sempre bene non sottovalutare quando si girano film fantastici ed horror. Una sceneggiatura che non portasse attenzione a questo genererebbe inutili riproposizioni di cose viste, ne sono prova i morti viventi di Romero e quanto l’aver fatto camminare i suoi zombie nella vita quotidiana di una certa america ed averne attaccato ipocrisia e conformismo abbia fatto la fortuna dei suoi lavori.