Il Dottor Henry Jekyll (John Barrymore) divide il suo tempo a Londra tra i poveri bisognosi di cure e la ricerca scientifica. Toccato dalle insinuazioni di Sir George Carew, padre della sua futura sposa Millicent, circa la vera natura della rettitudine umana, Jekyll decide di sperimentare in laboratorio una serie di droghe capaci di separare il bene dal male nella personalità di ciascun individuo. Ottenuta una particolare composizione chimica, la sperimenta su di sé, trasformandosi così in un uomo dominato dalla malvagità. Accecato dal successo, Jekyll ripete l’esperimento alternandosi più volte nella doppia identità, vivendo tra un comportamento irreprensibile e la più totale trasgressione: nei panni del sinistro Hyde, Jekyll frequenta i malfamati locali di Sono, rende schiava delle proprie voglie una giovane donna e si abbandona ad atti di violenza gratuita. Tuttavia gli effetti del siero diventano ben presto incontrollabili e Hyde finisce per prendere il sopravvento su Jekyll.
Difficile prescindere da opere come queste. Settantasette minuti di arte cinematografica, dove si avverte il motivo stesso dell’invenzione delle “immagini in movimento”. Un film muto è un esperienza rivoluzionaria per noi abituati a colore, dialoghi sovrabbondanti e alla poca “fatica” che ci richiede la visione di un moderno film ultradefinito e ultracostoso. Da un attore, in un film come Il Dr. Jekyll e Mr. Hyde, si pretendeva la perfezione nel muovere anche un sopracciglio e l’uso del corpo come un codice non scritto per catturare l’attenzione dello spettatore, portandolo in quell’atmosfera propria dei racconti fantastici e delle fiabe. Oggi la “settima arte” (tranne rarissime eccezioni) ha perso quell’aura mistica che aveva nei primi decenni della sua invenzione, quando artisti-artigiani architettavano il cinema e azzardavano l’incredibile con i pochi mezzi esistenti…trasmettevano passione più che professionalità.
Escludendo un film andato perduto del genio Murnau (Der Januskopf) del 1920, questo di Robertson è probabilmente la prima rappresentazione cinematografica del celebre romanzo di Stevenson. Coevo del film di Murnau, il film di oggi è quanto di meglio il palato di un cinefilo appassionato di quell’horror sussurrato più che gridato possa desiderare. Godere dell’interpretazione di John Barrymore e poterlo ancora fare dopo quasi 100 anni dalla sua prima apparizione nei cinema è qualcosa di sublime. La forza e la bellezza del suo Hyde hanno qualcosa di eterno, di esemplare. Ovviamente se volessimo spingerci in una discussione riguardante l’annoso dilemma (la lotta dell’individuo tra il bene e il male insiti nella propria natura) che è alla base del libro e quindi del film non basterebbero certo le poche righe di questa recensione. Ci limitiamo ad apprezzare più gli aspetti tecnici e le sensazioni che un film come questo ci lascia dopo la visione, a stupirci nell’aver visto una sequenza dove un ragno gigante con la testa di Hyde tormenta i sonni di Jekyll e meravigliarci nel pensare che c’è più genio anche e sopratutto nelle semplici “trovate” che in qualunque magia di computer grafica. Consigliare la visione di un film come Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde di Robertson è certamente superfluo e inutile, è una pietra miliare e in quanto tale deve essere rispettata…ma quando vi ritroverete ad averlo rivisto per 10 o più volte, a scoprirne i segreti più nascosti e godere della bellezza di alcuni singoli fotogrammi come fossero opere pittoriche…vi convincerete che, come Jekyll e Hyde, il cinema dovrebbe dividersi, mettere alti steccati, tra i tanti filmetti e i pochissimi capolavori.