Il solo a poter competere con il migliore del "genere"…l'unico rivale di quel grande film che è "La maschera del demonio" è questo celebre lavoro di Margheriti. Film famosi in egual misura ma diversissimi tra loro. Prime differenze (e molte) sono quelle nella personalità dei due registi. Il primo (M.Bava) era artigiano serio e con l'intenzione manifesta di fare il meglio, il secondo (A.Margheriti) più furbo e ruffiano nei confronti dell'appassionato pubblico dei suoi film. Cavalcò il genere fantascienza e ne divenne un profeta, insinuò l'eros (il film di cui parliamo e diversi altri hanno subito la scure della censura, almeno in Italia, per scene che oggi andrebbero bene anche per Paperopoli) con sapiente mestiere nei suoi lavori tanto da dar loro particolarità se non addirittura unicità. Per tutti parliamo di questo cult che segnò nel mondo del gotic-horror nostrano una nuova linea di confine da superare. Un film di fantasmi dove nessuno dei personaggi vivi è più vivo dei fantasmi stessi. Li pensa (il soggetto è di Corbucci e Grimaldi) in preda alla passione, come se quel loro attaccamento ai sensi fosse garanzia di vita oltre la morte. La trama: Il giornalista londinese Alan Foster deve intervistare il celebre scrittore americano E.Allan Poe che si trova in quei giorni a Londra. Durante l'intervista farà la conoscenza di Lord Blackwood che lo sfiderà, vedendolo scettico e coraggioso, a passare quella notte, la notte dei morti, nel suo castello. La scommessa ha senso per l'esistenza di una leggenda che vuole mai nessuno uscito vivo da quel castello dopo aver passato in quel luogo sinistro quella notte così particolare. Vari e variegati personaggi si presentano e raccontano la loro storia ad Alan e tra questi la sorella di Lord Blackwood, Elizabeth..La donna si innamora del ragazzo e dovrà convincerlo del suo essere "cadavere" e soprattutto di non poterlo seguire nel mondo dei vivi, ma cercherà di salvarlo dai suoi "amici non-morti" che vogliono ucciderlo. Quella notte Foster assisterà alla ricostruzione macabra (da qui il titolo) della vicenda che portò alla morte di tutti i partecipanti a quel ballo di dieci anni prima. Gelosia e sesso furono i moventi e l'incredulo giornalista dovrà rivedere, e presto, il suo scetticismo. Le figure centrali della storia, oltre il protagonista, sono le due protagonisti femminili che arriveranno (siamo nel 64) ad accennare un rapporto saffico che porterà al film più adepti che un qualsiasi altro effetto speciale. Le due attrici sono Barbara Steele (a dire il vero non perfettamente truccata e con uno sguardo forzato e non dei suoi migliori) e una affascinante attrice norvegese Margarete Robsahm. Una mora e una biondissima, estremi opposti che si attraggono e poi minori figure maschili che fanno da contorno alla loro presenza. Margheriti sfrutta il carisma delle due donne per infondere ai suoi fantasmi una "carnalità" mai vista in uno spettro prima di allora e a dare ad un film che tutto sommato usa i più visti e rivisti canoni dell'horror (tombe che si aprono, gatti che spaventano il protagonista o cattivoni che arrivano alle spalle della donna di turno) un suo carattere peculiare grazie anche alla buona fotografia di un bravo come R.Pallottini.