Il Dott. Martin si reca al manicomio di Dunsmoor per essere assunto come assistente psichiatra. Durante il colloquio, il Dott. Rutherford, assistente del direttore Starr, lo informa che lo stesso è a sua volta impazzito, ed è ricoverato nell’ospedale come paziente. Martin dovrà scoprire, interrogando quattro dei pazienti del manicomio, chi di loro è il dottor Starr, affidandosi solo alle sue tecniche di interrogatorio e capacità di ascolto. I quattro pazienti lo coinvolgeranno con i loro racconti incredibili e tra omicidi, corpi dissezionati e vestiti stregati tutto si svolgerà verso un finale colmo di colpi di scena.
Magnifico film, soprattutto per sceneggiatura e soggetto, di produzione Amicus. Quattro episodi di notevole impatto e ben sviluppati. Capaci di procurare suspance e attenzione grazie ad un cast famoso e costoso. Peter Cusching, una giovane Charlotte Rampling e una sempre affascinante Britt Ekland farciscono, insieme ad altri bravi attori, queste piccole storie horror, dal respiro assolutamente gotico inglese e dove l’incredibile accade e l’ovvio è bandito. Non mancano le ingenuità e le sviste (ci accorgiamo con tenerezza della mano dell’attrezzista che muove l’arto mozzato in questione dimenticata nell’inquadratura) ma neanche le buone trovate, il tanto ottenuto con poco e un ritmo ben cadenzato contribuisco a farci godere della visione. Concepire un film ad episodi è sempre un rischio e l’annoiare, o magari anche infastidire, chi guarda non è un’ipotesi assurda. Quando quindi ci si trova di fronte ad un prodotto come questo, ben bilanciato e ben scritto, non dobbiamo dimenticare di aggiungere un plus al voto finale. Variegati, dicevamo, i temi di fondo dei diversi episodi. Nel primo, e forse più riuscito, dei quattro episodi si porta in scena un efferato uxoricidio. Il cadavere fatto a pezzi e nascosto in un congelatore riprenderà vita grazie a forze soprannaturali. Poco splatter e molto d’effetto…almeno per l’epoca. Nel secondo, quello dove troviamo sua maestà Cusching, un sarto caduto in disgrazia si trova a confezionare un abito descritto in uno strano e antico libro…capace di ridar vita ai morti e non solo. Terzo, e più scontato, quello dove una giovane e ricca donna (C.Rampling), in preda ad un gravissimo sdoppiamento della personalità, seminerà il panico in famiglia. Il quarto e ultimo è quello che ci appare più inverosimile e quasi assurdo, ancora più assurdo dei precedenti. Un dottore, ormai preda del suo stesso genio, anima piccoli umanoidi con la forza del pensiero…preciso preciso il soggetto de La bambola del diavolo di Browning (1936). Un film articolato e ben girato, con una location indubbiamente d’effetto e con una classe che dobbiamo assolutamente riconoscere al bravo regista Roy Ward Baker, regista che aveva girato Vampiri Amanti nel 1970 e ottenuta con quel film la fama (almeno tra gli appassionati del genere) che meritava. Musiche di livello, magari fin troppo “pompose”…comunque adeguate. Asylum, la morte dietro il cancello è un titolo che meriterebbe una spolverata e la rinnovata attenzione di chi ama l’horror di un tempo…quello che parlava alle sensazioni e non cerca nel disgustarci l’unica ragione d’essere.
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